MESSAGGI INGIUNTIVI E PERSONALITÀ. Slogan, Copione e Permesso nella relazione di aiuto

Inviato da Nuccio Salis

MESSAGGI INGIUNTIVI E PERSONALITA’. Slogan, Copione e Permesso nella relazione di aiuto Nell’ambito dell’orientamento analitico-transazionale applicato alla relazione di aiuto è noto il fenomeno dell’introiezione dei messaggi ingiuntivi di copione. Si tratta essenzialmente di comandi interiori che il bambino acquisisce durante la sua esperienza di interazione e di confronto con il mondo sociale che lo circonda. Tutti questi messaggi sono inviati senza che vi sia alcuna consapevolezza e controllo dalle figure genitoriali che le emettono, ed il bambino le fa proprie e vi costruisce intorno i suoi drammi copionali, personaggi e decisioni sulla sua biografia e narrazione futura.

Tale condizionamento è dovuto al fatto che il bambino non può scegliere con maturità e in autonomia di sottrarsi all’influenza genitoriale, in quanto al di la della qualità con la quale questa si esplica e si qualifica, rappresenta comunque l’unico sistema di mondo del bambino, ovvero l’unica dimensione che garantisceallo stesso la sopravvivenza, il contatto e la prossimità con le figure significative e quindi la sola opportunità di ricevere dalle stesse cure ed attenzioni, che nel caso in cui si configurino come assenti o disfunzionali, rimangono comunque gli unici agganci da cui la psiche trae e ricava stimoli e nutrimento. Ciascuno di noi, in pratica, è cresciuto suo malgrado in un ambiente anche verificatosi eventualmente poco adeguato a riconoscere gli autentici bisogni di un bambino, ed ha richiesto una risposta adattiva e resiliente mediante cui ciascuno ha contribuito a co-generare il senso stesso del suo percorso e della sua identità in divenire. È doveroso rammentare che tali messaggi di copione, caratterizzati da questa invasiva forza implicita ed altamente intrusiva, denotata a sua volta dalla manifestazione di atteggiamenti e comunicazioni non verbali da parte delle figure di accudimento primario, sono traducibili secondo formule verbali che rimandano tutte alla proibizione e alla censura di un comportamento o di un preciso vissuto esperienziale o percettivo. In pratica, tali messaggi cominciano tutti con un NO. Si tratta, cioè, di messaggi proibitivi. Nella letteratura classica dell’AT, ne sono stati individuati ed elencati 12. Attualmente, a partire dal 2018, alcuni autori di questo approccio sono arrivati ad identificarne 23. Per giunta, sono stati anche assemblati e collocati in 5 precise categorie che rispondono a precise aree del comportamento e dello psichismo, che sono le seguenti: a) Sopravvivenza, b) Attaccamento, c) Identità, d) Competenza, e) Sicurezza. Per ciascuna di queste categorie, sono anche definiti rispettivi schemi strutturati con ripetute voci e capitoli che si riferiscono al messaggio ingiuntivo dominante che funge da guida e orientamento percettivo e comportamentale, alla decisione conseguita in merito all’esperienza copionale nel suo primo atto (quel periodo di esordio che Berne chiama ‘Protocollo’), al comportamento di coping anche in modalità di sfida reattiva, alla ridecisione che conduce al problem-solving e quindi ad un maturo e costruttivo processo di autovalutazione congiunto alla ricerca dell’espressione di un nuovo atteggiamento da immettere nella propria dimensione esistenziale e sociale. Ho deciso personalmente di semplificare ulteriormente tali schemi, sintetizzando gli stessi attraverso il riconoscimento di 3 sole voci che a mio avviso rendono conto in modo esaustivo della descrizione del fenomeno in oggetto. Tali voci possono essere a mio avviso riepilogate nei seguenti elementi: a) Slogan, b) Copione nascosto, c) Permesso. Col primo punto si intende l’interiorizzazione consolidata di un comando interno che viene espressa attraverso un motto personale che descrive e giustifica la scelta del proprio tragitto esistenziale. Tale convinzione ha la forza di indirizzare il soggetto verso l’autocreazione di un mondo che rispecchia la causa interna non visibile comunque alla coscienza. Col secondo punto intendo invece riferirmi all’attuazione in vivo dello slogan, agito mediante un personaggio in grado di attivare e condurre il dramma copionale. Anche tali schemi d’azione, così come il primo fattore analizzato, non sono soggetti al controllo cosciente del singolo. IL terzo ed ultimo punto definisce la possibilità di sostituire la ferale decisione ingiuntiva con una direttiva decisamente costruttiva e felice, ovvero attivando un concreto comportamento di Permesso. Questo aspetto consente di invertire completamente la valenzalimitante e restrittiva dell’ingiunzione, e di far sviluppare nell’individuo destinatario dell’aiuto clinico una nuova forza e volontà emergente che coincide con il desiderio di costruire ed esplorare una nuova condizione e di provare a sperimentarsi dentro un nuovo status esistenziale, applicando nuove coordinate di propositi e di valori. IL permesso può consentire un itinerario di trasformazione consapevole, facendo appello ad una precisa intenzione e tendenza realizzativa progettuale da applicare a nuove ipotesi esistenziali. In merito a ciascuna categoria ho così identificato nelle nuove singole aree prodotte dalla ricerca aggiornata, le rispettive 3 voci precedentemente spiegate, ottenendo così 5 schemi ingiuntivi con le loro relative connotazioni descritte dalle 3 voci. Questi 5 schematici “profili” ottenuti sono i seguenti: a) Categoria: Sopravvivenza . Slogan: “Nessuno mi ama” . Copione nascosto: “Mi toglierò la vita o mi ammalerò per scomparire” . Permesso: “Voglio vivere sano” L’espressione psico-dinamica di questa prima tipologia si associa ad eventi stimolo che hanno perturbato la stessa istanza naturale di sopravvivenza ed autoconservazione, programmata in modalità specie-specifica da qualunque organismo che tende per genetica a difendere la vita o a ri-adattare la stessa in condizioni mutate. In pratica, la persona con tale profilo dominante agisce nella convinzione di non essere amato e può nascondere un epilogo amartico che coincide con il suicidio, la detenzione a vita, una morte apparentemente dovuta a un incidente (in verità inconsciamente procurato) ocon l’essere comunque assassinato da terzi. Il permesso da immettere per un nuovo modello dell’esistenza tende ad invertire tale rotta, con il contributo consapevole e costruttivo del soggetto che fruisce del sostegno terapeutico. Egli cioè può auto-indirizzare e dirigere se stesso mediante un motto volontario che riscatta l’individuo dalle probabili ed eventuali tragiche prospettive che possono attenderlo. b) Categoria: Attaccamento . Slogan: “Sono solo al mondo” . Copione nascosto: “Finirò isolato e infelice” . Permesso: “Desidero aprirmi al contatto e alla relazione” Secondo questa tipologia in oggetto, l’individuo è profondamente avvinto e contaminato dalla convinzione di essere solo. Si sente rifiutato, respinto dalle situazioni di aggregazione, che di contro tenderà a non accogliere, rafforzando l’ordine delle sue inesorabili conclusioni. Di conseguenza, le sue aspettative riguardo al suo percorso esistenziale paventano un presente ed un futuro di solitudine infelice e non consapevolmente desiderata. Il comportamento che può invertire tale struttura copionale, consiste nel decidere di aprirsi al mondo del contatto interpersonale, a ricercare proficuo scambio e gioiosa intimità. c) Categoria: Identità . Slogan: “Se non sono visibile sarò al sicuro” . Copione nascosto: “Sarò banale e mi comporterò come una nullità” . Permesso: “Voglio capire chi sono. Mi esploro. Mi indago. Mi metto in gioco. Mi interesso a me. I care about me” Questa tipologia personologica agisce nella coriacea convinzione di sentirsi protetto e sicurosoltanto se si nasconde. D’altra parte è proprio ciò che deve avere imparato fin da piccolo. Restare ignoti, piccoli, anonimi, insignificanti e celati alla conoscenza altrui è un modo per sentirsi riparati dal pericolo del contatto e della reciprocità. Il solo modo per soddisfare tale istanza è rendersi sfuggenti, impopolari e antipatici agli occhi altrui. Mostrandosi sempre goffi, imbarazzati e imbarazzanti, il soggetto può erigere una sicura barriera di non continuità fra sé e gli altri. Soltanto la volontà di auto-esplorarsi e di scoprire quelle parti di sé fino ad allora non indagate, mostrando vivace curiosità alla scoperta del proprio mondo interiore, può rimediare una valida contromisura che costituirebbe l’elemento salvifico per un soggetto chespreca la sua ricchezza interna sottraendosi al contatto, allo scambio e ad un fecondo confronto reciproco. Il permesso potrà essere la sua nuova bussola per sovvertire gli infausti pronostici e per procedere accettando il senso del limite, del rischio, dell’ostacolo e di tutti quegli elementi che fanno parte anche di ogni relazione funzionale da coltivare con estrema cura e premura. d) Categoria: Competenza . Slogan: “Non ce la posso fare. Comunque vada, sarà un insuccesso” .Copione nascosto: “Vivrò da fallito. Sarò inconcludente” . Permesso: “Posso sviluppare competenza e migliorare. Posso imparare” Si tratta di uno dei più comuni e diffusi profili che si articolano su trame e su narrazioni perdenti. Una forte disistima di sé viene accompagnata anche da un ridottissimo senso di self-efficacy, facendo sentire il soggetto in un perenne stato di sconforto e di sconfitta. La sua sicurezza psichica, poiché è legata in modo dipendente alle proiezioni della sceneggiatura copionale, condizionerà l’espressione di scelte comportamentali dirette al fallimento e votate a clamorose sconfitte. La gabbia copionale potrà così resistere e mantenere il personaggio nella sua dimensione di incapacità, valida ad attirare abitualmente quei riconoscimenti vitali che confermano l’identità dello stesso. Il permesso potrà ribaltare l’esito infelice a cui propende lo stesso soggetto. Egli potrà infatti verificare quanto sia in possesso di un eventuale talento ancora inesplorato, o di abilità latenti che attendevano di emergere allo scoperto, a verificare la gratuità del vivere, la serenità di potersi esprimere contestualmente anche con trasparenza ed autenticità, di ri-scoprire elementi di un’esistenza connotata anche da vissuti di appagamento e gratificazione. e) Categoria: Sicurezza . Slogan: “Meglio non sentire. Mi sottraggo alla vita emotiva” . Copione nascosto: “Vivrò privo di ricchezza emotiva. Vivrò senza passioni” . Permesso: “Posso sentire” Tale identikit di personalità ha assunto la decisione primaria di affrancarsi dalle esperienze emotive, di rinunciare a provare sentimenti, di evitare di sperimentare il legame profondo. Un tale individuo manifesterà se stesso essenzialmente come personaggio freddo, distaccato, burbero ed insensibile, come comportamento di difesa per corazzarsi dall’eventualità di sviluppare contatti e legami. Nulla gli fa più paura che i sentimenti e le passioni, e quindi respinge preventivamente e con ogni mezzo ogni potenziale partner, perché questo non attenti allo status di neutralità e distanza protettiva, tutelata da un atteggiamento di repulsione verso tutto ciò che può risultare coinvolgente ed accendere emozioni considerate evidentemente non controllabili o rievocatrici di esperienze psichiche infelici. Il permesso può invece concedere al soggetto la scoperta di quanto sia possibile vivere esperienze emotive più vivificanti ed accoglierne anche gli aspetti eventualmente meno edificanti, con una rinnovata maturità e slancio vitale, come vera risorsa per poter gestire anche possibili sfaccettature di imprevisti e difficoltà. La finalità da raggiungere consiste dunque nel superamento della condizione evitante, per poter abbracciare la sfida della reciprocità e della sintonia interpersonale. Quel che accomuna tutte queste modalità di categorie ingiuntive e dei loro relativi motti copionali, ha come piattaforma comune la rigidità rituale con cui ciascuna personalità fittizia ivi associata attira e raccoglie i feedback di riconoscimento dall’alterità (le carezze transazionali). Motti, scelte primarie, personaggi e narrazioni copionali delineano gli aspetti più irrigiditi della personalità che esprime condotte innescate dentro trame non avvincenti e semmai alquanto penose. Occorre, infatti, rendere flessibili i procedimenti del ragionamento e promuovere l’abitudine all’introspezione, al problem-solving creativo, alla metacognizione, allo scopo di poter intravvedere soluzioni, percorsi nuovi da intraprendere ed esplorare, sentieri di crescita e di evoluzione che non si erano dapprima considerati. Questi principi base potranno fomentare la nuova prassi per modellare il cliente verso nuove prospettive di vita più costruttive ed avvincenti, dove è possibile da una parte conservare il noto abitualmente utilizzato, e dall’altra arricchirlo con un nuovo modus esistenziale, a rivincita e ad interesse delle proprie condizioni di benessere ed integrità. Lo specialista della relazione di aiuto faciliterà la sintesi integrata ed equilibrata di questi due importanti e fondamentali aspetti. dott. Nuccio Salis - Pedagogista clinico, Counselor socioeducativo, Formatore analitico-transazionale

Potrebbero interessarti ...