Le Priorità a dimensione unica


 Le Priorità a dimensione unica

Foto di evondue da Pixabay          

       Le priorità ci appartengono, sono nostre, o forse pretendiamo ci illudiamo che lo siano, e costituiscono il senso della nostra vita. In effetti, senza nutrire slanci emotivi e consistenti verso mete, soluzioni, soddisfacimento di bisogni, realizzazione di sogni sarebbe molto più difficile vivere persino la quotidianità.

Ci è indispensabile, per guadagnare ogni motivazione, proiettarci  in avanti, immaginare che si trasformi in esperienza piacevole ciò che non ci aggrada impegnandoci con convinzione, facendo ricorso ad ogni nostra energia, o, più frequentemente, confidando nell’intervento del caso, in una congiuntura favorevole, nell’aiuto insperato di qualcun altro.

Al di là o comunque semplicemente al di fuori della routine è la nostra natura di esseri pensanti e senzienti che richiede di attingere forza da un humus di valori, progetti, cambiamenti che, quasi come reti a strascico governate da un io esterno a noi ci trascinano, ci rendono possibile ogni giorno “riprenderci la soma della vita”. Anche per questo enunciamo con forza le nostre tante priorità, le difendiamo non appena qualcuno osa contraddirle. Molte, affette da immobilismo, sono in attesa di soddisfazione da anni, altre se ne aggiungono di continuo e a nessuna siamo disposti a rinunciare, perché sono tutte priorità al medesimo livello, tutte in riga, in prima fila, tutte importanti e irrinunciabili.

           Non è stato sempre così e anche oggi sappiamo che stabilire il livello delle priorità, che riguardino il lavoro, il divertimento o …la vita è operazione indispensabile. Formatori e tutor, coach ci insegnano la progressione dell skills per ogni piccola conquista che vogliamo raggiungere e limitatamente ad alcuni ristretti ambiti (es: l’allenamento in palestra) ci facciamo un vanto dell’aver interiorizzato il criterio della gradualità del procedere verso un obiettivo, ma il potere della pressione mediatica annebbia ogni nostro equilibrio, quando si tratta di scegliere le priorità e così TUTTO diventa prioritario e in quel tutto non meraviglierà neppure trovare forti contr-addizioni. Un esempio diffuso? Prioritario il successo nel lavoro quanto la propria visibilità sui social, decisamente due priorità che confliggono rubandosi vicendevolmente tempo e impegno, a meno che non siamo operatori di social o simili.

È così evidente che neppure meriterebbe di parlarne: considerare che tutto è per noi prioritario, equivale a negare la priorità che, invece, proprio perché tale, implica una scala graduata di valore, si determina solo se e nel momento in cui ce la rapprersentiamo come una successione di punti, sì proprio nella forma di un elenco numerato o puntato secondo un ordine che va dal più al meno rilevante. Nostra legittima libertà è quella di scegliere quali siano per noi le priorità, ma se veramente siamo determinati a volerle realizzare, siamo nell’assoluta necessità di diversificarle nel valore e di conseguenza nei tempi di attuazione.

Non è solo questione filologica (prior è più che primo), è conditio sine qua non, dunque è condizione strategica, necessaria valutazione –pur sempre individuale– l’unica che possa dare concretezza a ciò che per noi è importante. La priorità non esiste se ogni nostra priorità merita importanza allo stesso livello di ciascuna altra e come di ciascuna altra merita di essere realizzata.  Il TUTTO azzera le priorità, SCEGLIERE e valutare ogni elemento importante per noi è stabilire le priorità e rispettare il valore insito nel concetto di priorità.

Come mai è scomparso l’elenco di ciò che ci stava a cuore con cui in passato pure avevamo frequente e quasi automatica familiarità? Come è potuto accadere che sia scomparso quel rapido ordinare in sequenza ciò che più ci emozionava, fin da quando abbiamo poco più che ragazzi iniziato a guardare oltre il presente, a immaginarci il domani o il dopodomani? E oggi? Oggi tutto è concentrato in una sequenza ininterrotta di attimi di Presente e persino l’idea di futuro o di un futuro ci è diventata estranea. Lo sguardo oltre l’oggi, sia pure con  diverse motivazioni, per adulti, anziani e giovani, non va oltre il fine settimana.

Nella infida complessità del nostro mondo, trovo una strettissima analogia proprio tra l’incapacità di proiettarsi in una ipotetica realtà futura e l’assommare    tutto ciò che ci piace o vorremmo, come prioritario; sono entrambi inquietante segnale di un vivere bloccato ad un’unica dimensione, quella Presente che altro non può fare se non imporsi con l’unico carattere che conosce, l’Urgenza, la fretta, la corsa a fare, dire, dimostrare, capire tutto e subito.

Come counselor a noi è affidato il ruolo di sostenere ogni persona che ci chiede aiuto fin tanto che giunga a scoprire o ri-scoprire il bene-essere dell’equilibrio che nasce da scelte e …sottrazioni.

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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