Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è uscire dalle memorie emozionali e corporee con le quali siamo identificati.
Quando ci sentiamo sotto pressione, o perdiamo il senso e l'entusiasmo per la vita, quando entriamo in un sottile stato di depressione, di ansia o confusione, o semplicemente quando non riusciamo ad uscire da uno stato emotivo che ci inibisce, il problema non è ciò che stiamo sperimentando, ma la gabbia in cui siamo rinchiusi.
In questo senso il lavoro del counselor spesso non è che un punto di vista "fuori dalla gabbia", e che tende una mano per aiutare ad uscire.
La gabbia è costituita dalle memorie emozionali e corporee con le quali abbiamo costruito una certa maniera di pensarci, di crederci e di sentirci.
Le emozioni che abbiamo vissuto e che per vari motivi abbiamo scelto consciamente o inconsciamente di "archiviare" nel nostro modo di essere si sono stabilizzate come memorie, automatismi che ci fanno guardare al mondo, alla vita e a noi stessi secondo quella lente.
Questo si è tradottto poi anche in memorie corporee, cioè in modi di percepirsi e sentire attraverso il proprio fisico legato a quelle esperienze.
Queste due potenti forme di memorie creano la suddetta "gabbia", cioè il "film" nel quale siamo identificati e che ci impedisce di vedere altre possibilità, che tutti in realtà abbiamo.
Il fatto che le memorie siano emozionali e corporee, e la loro forza di aderenza all'identificazione personale, porta a riconoscere la necessità e l'estrema utilità di unire al counseling anche semplici ma efficaci stimoli corporei che rompano anche per un momento il costrutto delle memorie, portando la consapevolezza e il sentire della persona verso un nuovo spazio, un nuovo modo di sentire e di sentirsi fisicamente.
Ecco perché è così importante ed è un aiuto fondamentale oltre la condivisione verbale ed emozionale.
Se il corpo si apre ad un nuovo sentire, ad esempio ritrovando piacere, accoglienza, amore, sostegno, forza, rilassamento ed altro ancora, immediatamente la mente, o meglio la Consapevolezza, lo segue, arrivando pian piano a sostituire le vecchie memorie con nuove possibilità, che prima non riusciva nemmeno a prendere in considerazione, perché non c'erano o erano troppo sepolte negli strati delle memorie automatiche fisiche.
Il processo fondamentale è quindi quello di portare innanzitutto consapevolezza verso lo stato nel quale ci si trova nel momento presente, sentirlo fino in fondo e riconoscerlo come memoria emozionale, che ha eventualmente creato una convinzione inconscia profonda. Dopodiché spostare l'attenzione a livello fisico, e aiutare con delicati e rispettosi interventi sul corpo ad aprirsi a un sentire diverso, dando così materiale alla Consapevolezza per costruire nuove sensazioni, nuove memorie emozionali e nuove percezioni per sostenere e affrontare le difficoltà del momento.
L'intervento a questo livello è più importante che mai oggi, dove il predominio della mente e delle emozioni difficilmente permette alla Consapevolezza di trovare uno sbocco nuovo. Ecco che il corpo, e il suo sentire, possono essere veri alleati per affrontare le sfide profonde o quotidiane cui tutti siamo chiamati.
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