Teoria dell’attaccamento


La “Teoria dell’attaccamento” è il prodotto delle ricerche compiute da uno dei più importanti psicanalisti del ventesimo secolo, Bowlby,sul rapporto adulto-bambino (in particolare madre-bambino).
E’proprio dall’orientamento post freudiano della psicoanalisi che Bowlby però si discosta, respingendo la teoria delle pulsioni e ritenendo eccessiva l’enfasi che la psicoanalisi dedicava al mondo intrapsichico del soggetto a scapito dell’influenza esercitata dall’ambiente sulla formazione della personalità. Per Bowlby il conseguimento del piacere nel bambino avviene attraverso protezione, cura,affetto, e non attraverso una scarica pulsionale. Per “attaccamento”,in riferimento alla teoria di Bowlby, s’intende il bisogno istintivo del bambino di percepire la vicinanza fisica della figura primaria di accudimento (in genere la madre),in particolare in situazioni di disagio.

La tendenza all’attaccamento è geneticamente programmata e si esprime al massimo nella primissima infanzia(nell’arco dei primi tre anni di vita),quando maggiore è la vulnerabilità ai pericoli e minori le risorse per fronteggiarli. Da un punto di vista evoluzionistico quindi, l’attaccamento del cucciolo d’uomo alle figure genitoriali è funzionale alla sopravvivenza della specie.
E’proprio integrando la sua formazione psicanalitica con gli apporti delle ricerche etologiche,in particolar modo quelle di Konrad Lorenz sull’ “imprinting” e quelle di Harlow sui macachi, che Bowlby giunse alla formulazione della sua teoria potendo fondarla su indagini il più possibile scientifiche. Lorenz dimostrò che il piccolo di anatroccolo, privato della madre naturale, segue il primo essere umano, od oggetto, che gli si trova davanti sviluppando un’immediata tendenza a stabilire con esso un forte legame che prescinde dal bisogno di nutrizione, trattandosi di un animale che si ciba autonomamente d’insetti.

Harlow fece una serie di esperimenti su delle piccole scimmie messe accanto ad una “madre fantoccio” fatta di freddo metallo dotata però di biberon, e poi accanto ad un’altra “madre fantoccio”coperta di una stoffa morbida e pelosa,però senza biberon:il risultato fu che i cuccioli mostrarono un’evidente preferenza per la madre morbida e pelosa standovi attaccati fino a 18 ore al giorno come avrebbero fatto con la madre reale,pur venendo alimentati esclusivamente dall’altra “madre fantoccio” dotata di biberon. Sia gli esiti degli esperimenti di Lorenz sugli anatroccoli sia quelli di Harlow sui piccoli macachi contribuirono a rafforzare la contrarietà di Bowlby rispetto alla convinzione di Freud che il legame madre-neonato si fondi solo sulla necessità di nutrimento del bimbo. Un’altra necessità dunque, geneticamente programmata, spinge il neonato a ricercare incessantemente la vicinanza e il contatto fisico con il caregiver primario:il bisogno di protezione.

Un attaccamento sano si costituisce grazie alla capacità di risposta dei genitori ai bisogni del bambino,e si struttura nei primi mesi di vita attorno ad un’unica figura:l’agente primario di cure(solitamente la madre, ma potrebbe essere ugualmente il padre nel caso fosse lui il principale caregiver).La qualità dell’attaccamento dipende dalla qualità dell’esperienza interazionale tra bambino e genitori,dalla qualità della loro sensibilità e disponibilità. Dalla sicurezza o meno del legame con le figure d’accudimento e dall’interiorizzazione degli stati d’animo suscitati nell’ambito di questa relazione primaria, nel bambino avviene la formazione dei “modelli operativi interni”,gli stessi che moduleranno i comportamenti relazionali in età adulta. La teoria dell’attaccamento ci consente infatti di comprendere meglio alcune dinamiche di coppia: le modalità con cui ci leghiamo affettivamente in una relazione intima in età adulta riflettono le nostre primarie esperienze di attaccamento.

Citazioni di Bowlby:
“Se il fatto che i bambini piccoli non siano mai completamente o troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diventato parte della tradizione, allo stesso modo in cui il sonno regolare e la spremuta d’arancia sono diventate consuetudini nell’allevamento dei piccoli, credo che molti casi di sviluppo nevrotico del carattere sarebbero stati evitati.”
“L’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba.”
“Le coccole, i giochi, le intimità del poppare attraverso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e vestiti con i quali il bambino impara il valore di se stesso, attraverso l’orgoglio e la tenerezza della madre verso le sue piccole membra, queste sono le cose che mancano.”

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