La coppia di fronte alla malattia grave: Il ruolo del counselor sistemico


Ognuno di noi quando viene colpito da una notizia poco piacevole o comunque triste, ha un suo modo di reagire: c’è chi si dispera, chi piange, chi si chiude in un “guscio”.

Improvvisamente cambia lo scenario, veniamo sopraffatti dal mondo emozionale con tutte le sue conseguenze..
 
Nell’incontro con la coppia, con il paziente, lo psicoterapeuta, il counselor deve saper gestire il dramma, deve saper contenere il pensare, il sentire e l’agire dell’altro che chiede aiuto.
Il counselor diventa, in un primo momento, un testimone silenzioso.
 
Questa è la premessa di un seminario, molto interessante dal titolo: “Perduto amor: il terapeuta e la coppia di fronte alla malattia grave” dott. Giuseppe Ruggiero
 
Basilare é la consultazione con la coppia che può essere utilizzata come fase preliminare per una psicoterapia o,se di breve durata, per un percorso di counseling.
L’area di indagine in tale contesto, deve puntare sull’analisi dell’invio e delle domande, sulla storia e natura della problematica, sulla storia del legame e infine sulla storia personale e familiare di ciascun partner.
Il Terapeuta/il Counselor deve mirare a saper coniugare sia gli aspetti intrapsichici che quelli interpersonali coinvolti nella crisi di coppia.
Le coppie che chiedono aiuto devono sentirsi contenute, comprese dall’altro. Il counselor per la coppia significa, essere se stessi e vedere se stessi nella relazione, deve essere capace di stare “dentro la relazione”e contestualmente riflettere sul modo di interagire l’uno nei confronti dell’altro.
Insomma essere soggettivamente coinvolto con entrambi i partner, osservarli, ma allo stesso tempo, restare all’esterno della relazione.
 
Osservando lo scenario, si osserva , si assiste a un certo adattamento dei pazienti alla patologia oncologica attraverso il maggior bisogno di comunicare, l’intenso bisogno di affetto, il conforto fisico, la vicinanza emotiva.
 
Nella coppia di fronte alla malattia, si manifesta la capacità di offrirsi vicendevolmente solidarietà e comprensione ovvero si viene a creare un sostegno reciproco.
Il sostegno affettivo che il coniuge malato dà a quello sano alimenta il supporto che il coniuge sano riuscirà a dare a quello malato, quindi viene a crearsi una interazione circolare.
Il paziente non solo è preoccupato per le conseguenze della malattia su di sé, ma anche per le ripercussioni che la diagnosi grave avrà sui suoi familiari. Addirittura il malato tende a proteggerli dal dolore e dalla sofferenza dando loro conforto.
 
Si viene a instaurare un processo di interazione adattiva e di mutuo sostegno tra i due coniugi che tende a sviluppare un senso di unità e a costruire modalità di risposte equilibrate alla situazione critica. Questo procedimento si esplicita attraverso una comunicazione empatica dei partner, un’intimità emotiva e una percezione realistica e condivisa delle sfide e delle responsabilità che si devono affrontare nella gestione del grave disagio.
 
In questi casi è molto importante migliorare le abilità, le capacità dei singoli membri della coppia, per favorire un’interconnessione tra condivisione emotiva e cognitiva, con l’obiettivo di ottenere un miglior adattamento alla malattia sia da parte del paziente che del coniuge sano.
E’ sempre auspicabile lo sviluppo di una sinergia positiva sia nelle abilità individuali che di coppia al fine di ridurre il livello di stress emotivo.
 
 
Uno studio di ricerca americano ha scoperto che l’ospedalizzazione di uno dei coniugi per una seria malattia, aumenta il rischio di morte anche dell’altro partner in buona salute, entro i due anni dal manifestarsi della malattia.
Dallo studio è emerso che la mortalità varia in base alla diagnosi e che le donne sembrano resistere meglio alla malattia del marito. Gli effetti sulla salute possono avere implicazioni psicologiche come preoccupazione, mancanza di affetto, implicazioni sociali, ad esempio mancanza di aiuti di ogni genere.
Sarebbe opportuno che, quando ci si trova in una siffatta situazione, ci si rivolgesse ai servizi sociali per un aiuto concreto.
 

Lo psicoterapeuta /il counselor osserva attentamente:
  • L’evolversi della malattia, il dolore, la perdita, la qualità della comunicazione emotiva ovvero in che modo i partner esprimono le proprie emozioni e i propri bisogni di sostegno e di adattamento; l’impatto della malattia sulla vita sessuale.
  • Conflitti preesistenti e quelli emergenti, sapere se ci sono stati precedenti eventi stressanti.
  • Le reazioni diverse alla comunicazione della diagnosi sono molto differenti sia nell’uomo che nella donna.
  • La malattia nelle diverse fasi del ciclo vitale della coppia tra vincoli e risorse come la tipizzazione di: coppia neoformata, con bambini piccoli, con figli adolescenti, la coppia nella fase delicata del “nido vuoto”, separata, ricostituita, anziana.
La relazione di coppia nelle diverse fasi della malattia: la comunicazione della diagnosi, la fase acuta di malattia, dei trattamenti terapeutici,di stabilizzazione, la riacutizzazione della malattia, quella, purtroppo, terminale e infine la fase della perdita e l’elaborazione del lutto.
 
 
L’intervista relazionale alla coppia deve basarsi su brevi notizie sulla storia della coppia, approfondendo in particolare le modalità con cui la coppia ha affrontato eventuali eventi critici pregressi e le risorse disponibili nel sistema familiare e nella rete sociale di supporto.
L’evento malattia come modalità di comunicazione della diagnosi, i vissuti emotivi personali, le reazioni del partner e degli altri membri della famiglia e della rete sociale, conflitti e problematiche che la malattia ha evidenziato, tipo di organizzazione per la gestione delle cure e la vita quotidiana. La relazione di coppia prima e dopo la malattia.

Possibili scenari futuri:
partendo dall’immagine attuale, avere una descrizione di possibili scenari futuri della coppia.
 

Il counseling sistemico con la coppia si propone di:
 
  • rinsaldare i legami affettivi rassicurando il paziente che teme il distanziamento emotivo del partner
  • sostenere il coniuge sano nell’impegno emotivo e strumentale quotidiano, favorendo il superamento dei sentimenti di inadeguatezza riguardo alla capacità di aiutare il proprio partner ad affrontare la malattia e di gestire le nuove responsabilità che da questo derivano
  • scoraggiare atteggiamenti di iperprotettività ed ipercontrollo nel coniuge sano che possono relegare ad un ruolo passivo e dipendente il coniuge malato
  • aiutare la coppia a superare tensioni e difficoltà relazionali insorte con la malattie a risolvere conflitti precedenti ad essa
  • affrontare i disagi nella sfera sessuale e i vissuti correlati alla perdita della potenza sessuale negli uomini
  • facilitare il dialogo di coppia, favorendo la condivisione tra i partner di opinioni ed emozioni sulla malattia per evitare l’isolamento affettivo.
 
Fasi del processo di counseling sanitario:
  • l’accoglienza
  • l’analisi della domanda
  • l’analisi del contesto
  • l’identificazione delle aree problematiche
  • l’identificazione degli obiettivi e del contratto
  • l’esplorazione delle risorse
  • la scelta delle opzioni
  • la verifica delle soluzioni
  • la valutazione del processo attraverso il follow-up
 
Come intervenire:
  • counseling educazionale (2colloqui)
  • counseling per la gestione della crisi emotiva (2 o più colloqui, dipende dalle personalità)
  • counseling di accompagnamento durante le fasi diagnostiche e terapeutiche all’interno dell’istituzione (numero dei colloqui in funzione della durata del trattamento)
  • counseling focalizzato sullo stile di coping di coppia (4 – 6 colloqui)
  • counseling per le situazioni di terminalità e per l’elaborazione del lutto (3 – 4 colloqui)
  • Psicoterapia di coppia (10 -12 colloqui)
Il seminario è stato corredato anche da flash- film.

Guglielmina Colonna
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