Cosa fa il Counsellor?


Nel processo di Counselling, ossia l’arte della relazione di aiuto professionale, il Counsellor è colui che, all’interno del processo relazionale, composto da colloqui, aiuta il cliente ad affrontare la sua difficoltà. Ma nello specifico, cosa fa il counsellor?

In quanto counsellor, ciò che faccio all’interno del colloquio di counselling è “stare con” il cliente e il suo momento di difficoltà: uno “stare con” che accoglie, che dà spazio al racconto del cliente, che sa trasmettere fiducia, comprensione ed empatia, un atteggiamento che mette la persona a suo agio nel tirar fuori ciò che ha dentro, ciò che lo turba, lo ostacola o lo blocca (pensieri, preoccupazioni, ansie, paure, ecc.), uno “stare con” che riconosce e non giudica, e che dà valore al momento esistenziale della persona. Uno “stare con” che favorisce concretamente la costruzione della relazione d’aiuto quale strumento centrale dell’intervento di counselling.

Nella prima fase del processo di counselling, il counsellor imposta la struttura del colloquio, ma è il cliente a guidare la relazione con il suo racconto, nella sua libertà e autonomia: metaforicamente parlando, potremmo dire che è il cliente che ospita il counsellor sulla sua barca, il suo spazio di intimità, è lui che rema e lo conduce nel mare della sua difficoltà, dove si annidano gli ostacoli e gli impedimenti ed è sempre lui che stabilisce i tempi e i ritmi, i punti di approdo e di ripartenza. Solo in un secondo momento il counsellor metterà in atto un'azione di orientamento.

Tale scelta metodologica fa leva su due fondamenti del counselling:

  1. è il cliente a conoscere meglio sé stesso, la sua situazione e dove vuole andare. L’accento cade nel modo in cui la persona vive soggettivamente la sua esperienza, motivo per cui nel counselling non sono ammesse interpretazioni e forzature;
  2. è il cliente che guida sé stesso, sceglie ed è colui che detiene la responsabilità del proprio agito, l’abilità di rispondere agli eventi della vita (respons-ability).

 

“Stando con” il cliente, il counsellor assume dunque una posizione marginale nella relazione poichè lo spazio relazionale viene riempito dal cliente e dalla situazione che vuole mettere a fuoco e risolvere. L’agito del counsellor durante la seconda parte del processo può essere sintetizzato in tre azioni o fasi:

  • azione chiarificativa: fase iniziale, si aiuta il cliente a chiarificare il suo racconto ponendo il focus su ciò che egli stesso ritiene più importante in vista dell’obiettivo che sceglie di raggiungere;
  • azione esplorativa: è la fase più corposa, si stimola il cliente ad esplorare la sua situazione su più piani, quindi non solo pone ascolto e attenzione al piano verbale e cognitivo, modalità iniziale con cui il cliente espone la sua situazione, ma lo invita anche ad esperire le difficoltà attraverso altri livelli dell’esperienza, come il piano emotivo, quello sensoriale, immaginativo e corporeo tramite modalità espressivo-creative. Ciò dà modo al cliente di arricchire il quadro dell’esperienza che sta attraversando, e di accrescere la sua consapevolezza, da una parte rispetto alla situazione in essere, e dall’altra rispetto a quelli che sono i propri punti di fragilità e le proprie risorse interiori;
  • azione orientativa: orientare il cliente portando la sua attenzione su aspetti non contemplati prima (Insight). E’ la fase in cui il cliente riesce ad accedere alle nuove risorse emerse, risorse che verranno utilizzare per affrontare e superare con maggiore stabilità, sicurezza e consapevolezza le proprie difficoltà e raggiungere gli obiettivi desiderati.

Salvatore Di Maria - Gestalt Counsellor

 

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