il "piccolo mondo"


il "piccolo mondo"

 

            Quali "fili" invisibili e tuttavia potenti condizionano il nostro comportamento di utenti nella società di massa? Quali strategie persuasive, più o meno occulte, hanno il potere di convogliare il consenso di una stragrande maggioranza di noi verso un'unica direzione, così da far nascere  in tempi brevissimi mode e miti che altrettanto rapidamente scompaiono mentre  noi in massa ci orientiamo ad altri?         

Proviamo ad assumere un punto di vista che non sia quello del marketing, della pubblicità e dei gestori dell'informazione, centriamoci su di noi e sulle nostre individuali, personalissime priorità. Nell'osservare la situazione dall'esterno, come la vedessimo per la prima volta, riusciremo ad individuare preziosi indizi che d'un tratto ci restituiranno una quasi competa consapevolezza del fenomeno di cui siamo attori sì, ma passivi. Un efficace sostegno per comprendere proprio le ragioni insite in questa ansia di aggregazione verso gli oggetti più condivisi, è il nuovo modello del piccolo mondo  che da qualche tempo anima la discussione tra esperti di diverse discipline scientifiche, in particolare di fisica nucleare e persino di neuroscienze.

Recenti scoperte indicano che il modello teorico del funzionamento casuale del piccolo mondo, non può spiegare le caratteristiche topologiche delle reti reali che in questi ultimi decenni si sono sviluppate in quantità e misura al di là di ogni previsione; ad esempio World wide web, è stato protagonista di un'espansione da una a più di tre miliardi di pagine in un periodo di dieci anni e secondo la Gartner, società leader nel campo della information technology, nel 2020 saranno 26 miliardi gli oggetti connessi a Internet. Per dare un’idea dell’accelerazione, nei primi 15 anni del web abbiamo collegato alla rete un miliardo di dispositivi, nella maggior parte dei casi computer fissi.

Al termine dei secondi 15, grazie in primo luogo agli smartphone, questa cifra sarà moltiplicata per 26 [ved. La rete ricrea il mondo, Massimo Russo, in http://www.treccani.it/enciclopedia/la-rete-ricrea-il-mondo_%28altro%29]. Le reti in cui siamo e che ci circondano rivelano una loro precisa e ripetitiva struttura: l'esistenza di pochi nodi definiti hub (supernodi) che tengono insieme i numerosi altri nodi presenti e quelli che via via si aggiungono, proprio in quanto sono loro (i supernodi) i depositari di un numero molto elevato di connessioni. I sistemi complessi, ovvero le reti "PICCOLO MONDO" indipendentemente dalle caratteristiche e dal numero degli elementi che li compongono, tendono ad avere caratteristiche simili solo apparentemente contraddittorie (in https://www.slideshare.net/ABusetti/lavorare-in-rete):

-basso grado di connessione: la maggior parte degli elementi è connessa con pochi altri, solo pochi (hub) sono connessi con molti altri elementi (ci sono pochi archi);

-alto livello di aggregazione: gli elementi connessi allo stesso elemento tendono ad essere connessi tra di loro (triangoli).

-basso grado di separazione ...: ogni elemento è connesso tramite pochi intermediari con qualsiasi altro elemento della rete [...e la nostra mente corre ai sei gradi di separazione, es.: Il mondo è piccolo, provata sul web la teoria dei 6 gradi di separazione, 2008];

-In media due nodi non sono collegati, ma la loro "distanza" è molto breve. La distanza tra due nodi qualsiasi cresce con il logaritmo del numero dei nodi.

            Potrebbe sembrare che queste scoperte sul funzionamento del piccolo mondo riguardino solo la matematica quantistica e l'informatica, ma la realtà è ben diversa: nel mondo della globalizzazione, noi, utenti di reti, siamo un piccolo mondo e del piccolo mondo viviamo le norme comportamentali, consapevolmente o ...meno. Anche noi (come accade per i siti nel web) veniamo attratti dai supernodi che contano già un numero elevato di connessioni;  potremo affermare semplificando un po', senza indulgere alla faciloneria per non scandalizzare gli esperti del settore, che ciascuno di noi (nodo), in quanto componente di una rete e cioè di un piccolo mondo, è indotto a seguire quella che è stata definita la geometria del piccolo mondo , idee, gusti, mode, desideri, sogni, modelli, ecc..., che hanno già il consenso di moltissimi altri utenti e che proprio per questo si impongono con una maggiore forza di attrazione (supernodi). E, dunque, i più forti continuano ancora ad espandersi, grazie al concorso dei tanti deboli.

Qualche informazione a tal proposito è giunta anche al vasto pubblico dei non addetti ai lavori: in wikipedia, la cui pagina è stata modificata per l'ultima volta il 26 ott 2015, leggiamo che le applicazioni di queste scoperte si riversano, oltre l'informatica, in ambiti diversi, biologia, economia e sociologia: "La teoria del mondo piccolo o dei piccoli mondi, o effetto del mondo piccolo, una teoria che sostiene che tutte le reti complesse presenti in natura sono tali che due qualunque nodi possono essere collegati da un percorso costituito da un numero relativamente piccolo di collegamenti [rete complessa in “Enciclopedia della Scienza e della Tecnica” – Treccani]. Matematicamente, la teoria è studiata come branca della teoria dei grafi, in particolare in ambito informatico, con applicazioni, per esempio, a biologia, economia e sociologia."

 Lo scorso 1 giugno, l'Agenzia  ANSA, ha pubblicato: L'irresistibile fascino del piccolo mondo:  gli atomi obbediscono alla gravità, come nell' esperimento di Galileo.Uno dei più celebri esperimenti di Galileo Galilei, quello della caduta dei gravi, è stato riprodotto lasciando cadere nel vuoto degli atomi e dimostra che le leggi della gravitazione previste dalla teoria della relatività di Einstein valgono anche nel mondo dell'infinitamente piccolo. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Communications e coordinato dall'Italia, nello stesso tempo dà anche torto ad Einstein e al suo scetticismo nei confronti della fisica quantistica.

A tal proposito, riferendoci alla biologia dei sistemi, troviamo altre conferme: "Anziché analizzare i singoli componenti o gli aspetti individuali di ciascun organismo, la biologia dei sistemi si focalizza su tutti i costituenti e sulle interazioni fra di essi, come parti di una rete integrata e interattiva. Tali rapporti sono in ultima analisi responsabili della forma stessa di quell'organismo e di come esso vive e funziona. Un sostanziale supporto viene fornito dalla matematica con la emergente 'teoria delle reti complesse': negli ultimi anni essa ha percorso a grandi passi la strada della comprensione dei principî che sovraintendono alla formazione ed evoluzione di numerose reti, siano esse tecnologiche o sociali. Probabilmente la scoperta più interessante della teoria delle reti complesse consiste nell'aver capito che le caratteristiche strutturali di una rete di interazioni molecolari all'interno di una cellula sono condivise con quelle di altri sistemi complessi, come internet, o i microprocessori di un computer, o addirittura la realtà sociale. Nonostante la notevole diversità dei sistemi in natura, essi sono governati da principî universali, il che permette di utilizzare tutte le conoscenze acquisite dai grandi e ben noti sistemi non-biologici, per caratterizzare il dedalo intricato di relazioni che sussiste in un organismo vivente. [http://www.treccani.it/enciclopedia/rete-complessa Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica]. [le sottolineature sono mie]

            Ciò che chiarisce la relazione con il nostro punto di osservazione è il fatto che ogni nodo preferisce connettersi con altri nodi che hanno già numerosi legami, così che si verifica un processo denominato 'attacco preferenziale', proprio come  quando si naviga in internet e ci si trova collegati con i siti più noti (cioè i più richiesti) e per questo primi e  più frequentemente proposti dai motori di ricerca che contribuiscono così al loro rafforzamento, promuovendoli al ruolo di hub.          

            A presto con qualche altro gustoso indizio sulle reti ...e noi, nodi di rete.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

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