la relazione educativa è...


la relazione educativa è...

 

 prendersi cura di.

            Trovare conferma autorevole alle nostre più profonde convinzioni è un balsamo rigenerante, raro e così grande da rinnovare in noi entusiasmi atteggiamenti positivi. Occupandomi, come docente da decenni e da anni come counselor, prevalentemente di formazione di docenti, genitori, educatori, credo di conoscere quanto sia complesso l'universo Scuola e quanto sia diffuso proprio tra i docenti e i genitori un atteggiamento di demotivazione, di scoraggiamento che impedisce di fatto ai più di coinvolgersi e partecipare attivamente a quel meraviglioso evento che è la crescita delle giovani generazioni. L'entusiasmo per l'alto compito del proprio ruolo, in tanti -troppi- docenti ha lasciato spazio al sentirsi esecutori di direttive che "piovono" dall'alto, di compiti aggiuntivi in assenza di riconoscimento e stima  della propria persona e persino del ruolo. Arduo e persino controproducente, in simili circostanze risulta riflettere su quanto, al di là degli obblighi burocratici e delle innovazioni didattico-metodologiche, sia fondamentale la relazione educativa che ogni docente stabilisce e gestisce con lo studente e il gruppo classe; in tanti, sentendosi giudicati o peggio rimproverati perché devono "fare di più", scatta un meccanismo di autodifesa che li induce a lamentarsi per la loro grande fatica  o ad esprimere addirittura un moto di rabbia, spostando l'accento su problematiche sindacali, ecc...

 

Sappiamo bene che non si tratta di fare di più, sarebbe già impegnativo ma non è su quantità che stiamo riflettendo; piuttosto si tratta di vedere la realtà in cui ci muoviamo, difficile e complessa, con altri occhi, si tratta di accettare un cambiamento che avrà il potere di mettere in discussione noi prima ancora che i nostri interlocutori o il contesto e che è tale da ri-posizionare al centro di ogni nostra attenzione il soggetto attivo, lo studente. É un cambiamento che richiede grande energia, risorse generose per muoversi in definitiva quasi sempre contro-corrente rispetto alla linea di condotta dei più, ma è quello stesso cambiamento che darà senso pieno alla nostra vita nel momento stesso in cui riscopriamo la delicatezza e la profondità del nostro ruolo più autentico di educatori. Dunque non fare di più, bensì "fare con animo diverso per fare meglio" e questo certamente è un ...problema, come lo è ogni cambiamento se non nasce da profonda esigenza e motivazione interiori.

            Le frasi che seguono  sono quel conforto a cui prima accennavo:

 “La scuola continua a trascurare la relazione educativa, ovvero la necessità di prendersi cura culturale e umana degli allievi.

Sarebbe necessario avviare una consistente azione di ricerca e di intervento che coinvolga scuola, università e editoria nell’individuazione delle strategie più adeguate per affrontare, oggi, un contesto educativo per certi versi assai più variegato e complesso di quello che caratterizzò il decennio fra l’approvazione della scuola media unica (1962-63) e l’approvazione dei “Decreti delegati” del 1974 o, se si vuole, delle Dieci Tesi (1975) e dei “Nuovi programmi per la scuola media” (1979).

Sarebbe spiacevole se fra altri quarant’anni una generazione che ha vissuto e vive i suoi vent’anni ora, tra crisi occupazionale, involuzione mediatica, espansione tecnologica e forti tensioni migratorie, dovesse registrare un’altra occasione perduta."

(in La Ricerca Loescher, maggio 2016, Mario Ambel già docente di italiano nella “scuola media”,esperto di educazione linguistica e progettazione curricolare).

            Come counselor ed ex docente, sono del tutto convinta che la relazione educativa nella scuola sia il nucleo fondante della crescita per le nuove generazioni, sia un prendersi cura di ciascun alunno, del gruppo classe come, aggiungerei, sia un prendersi cura di ogni relazione intra (di ciascuno di noi con se stesso) e interpersonale, in una condizione di continuo divenire.

            Il soggetto attivo con cui ci relazioniamo, in età evolutiva o adolescente, è in divenire e noi potremo restare al suo fianco e sostenerlo, nel nostro ruolo di educatori, solo se ascoltando, osservando e comprendendo quel suo divenire  saremo in grado di aprirci al divenire.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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