quando l'adolescente chiede di essere aiutato 2: i pre-requisiti del counselor


quando l'adolescente chiede di essere aiutato 2:

i pre-requisiti del counselor

 

               

            Sempre alla ricerca di individuare rischi ed errori in cui il counselor può incorrere quando a chiedergli/le aiuto è l'adolescente, concentriamoci sul primo colloquio che, dicevamo, è essenziale per avviare correttamente la relazione e un possibile percorso.

            Al counselor certamente compete la gestione di ogni incontro con  la persona in aiuto e quando questa è un adolescente, le modalità di approccio, di interazione, di soluzione del problema saranno efficaci solo se  congruenti con la specificità dell'età adolescenziale, quell'età tra l'infanzia e l'età adulta segnata da complesse e difficili problematiche e che, paradossalmente, si sta sempre più allungando nel mondo in continua  accelerazione in cui ci stiamo abituando alle soluzioni in tempo reale, nel mondo delle immagini e del virtuale, nel mondo del perpetuo presente, caduco come un fascio di attimi sconnessi e alieni gli uni agli altri.

 

            Proprio in questo mondo si dibattono gli adolescenti, spesso privati di quel "muretto di sostegno" che l'adulto, qualche tempo fa osava presentargli e che ora giace sgretolato. Di questa scomoda realtà il counselor è bene che sia consapevole nel momento in cui  si pone di fronte all'adolescente; potremmo definirli i prerequisiti del counselor nella relazione con l'adolescente.

Prima ancora di ascoltare e osservare l'adolescente reale che gli sta chiedendo aiuto, il counselor è tenuto a conoscere e profondamente le peculiarità dell'età adolescenziale e le implicazioni con l'attuale realtà sociale, culturale, familiare e scolastica. Non è sufficiente che il counselor si disponga ad ascoltare l'adolescente empaticamente condividendo il suo io adolescenziale, non basta che il counselor ricordi la propria realtà adolescenziale perché possa essere quella figura di riferimento e di chiarezza che il counseling prevede: il counseling con l'adolescente si nutre, in prima istanza, della conoscenza e delle competenze specifiche del counselor sull'adolescenza e le implicazioni emotivo-affettive che essa comporta.

            L'adolescente reale e concreto seduto davanti a lui sta vivendo, a prescindere dalla sua situazione particolare, il dilemma evolutivo (cfr, Kathryn e David Geldard, 2009), facilmente condizionato (in positivo e più spesso in negativo) dal contesto, dagli amici, dai familiari, dai genitori, anagraficamente adulti ma assai raramente in grado di esercitare il ruolo che loro compete. L'adolescente è alla ricerca della sua identità e pertanto oscilla senza comprenderne il senso tra attaccamento e allontanamento, tra appartenenza e autonomia, tra la ricerca di una base sicura e l'indipendenza, insomma tra separazione e connessione, due bisogni di base, facce opposte della stessa realtà interiore, egualmente indispensabili, pur se opposte. Solo ben conoscendo e avendo sperimentato (gli incontri esperienziali sono parte essenziale e insostituibile della formazione di un counselor), il counselor potrà accogliere l'adolescente senza meravigliarsi dei suoi malumori, delle insofferenze, della lontananza emotiva dall'adulto o da certi adulti e potrà fondare una relazione corretta con lui o con lei, potrà costruirla per conoscere il problema e per sostenere l'adolescente nell'affrontarlo e nell'individuare le possibili soluzioni. Se ogni forma di giudizio è ignota al counselor, più che mai gli sarà ignota di fronte all'adolescente che è alla ricerca di sé e al counselor, in fondo, qualunque sia il problema che gli porta, chiede di conoscersi per ri-conoscersi.

            Sono i prerequisiti, qui brevemente evocati, a collocare in equilibrio il primo colloquio, certamente caratterizzato da un carico emozionale più intenso sia per l'adolescente dibattuto tra aspettative e dubbi (in perfetta sintonia con l'età che sta vivendo) sia per il counselor  consapevole che da questo primo incontro è chiamato a cogliere segnali per individuare il focus del problema, approccio o approcci per la correttezza dei feed back, strategie, modalità di interazione e di esercizi... o avviare un percorso di counseling familiare...o...

 A presto, su questi interrogativi.

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi           

 

 

 

 

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