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Negli articoli precedenti ho affrontato il tema dell’importanza della comunicazione e della congruenza, ora, per entrare ancor di più in profondità, vorrei soffermarmi sull’importanza delle domande .
Quando comunichiamo, creiamo un rapporto con la persona che ci sta di fronte e, nella relazione di counseling o di coaching, lo facciamo con uno scopo ben preciso, su mandato del nostro cliente per raggiungere un obiettivo, un cambiamento.
Ci troviamo quindi in una situazione di colloquio, in una forma specializzata di comunicazione che nulla ha a che vedere con una semplice conversazione; le due situazioni, infatti, si distinguono in termini di scopo, struttura, ruolo e funzione.
Possiamo quindi affermare che in questo rapporto professionale siamo a disposizione del cliente, con le nostre competenze e capacità, affinché acquisisca maggior consapevolezza sui suoi pensieri, sulle sue prestazioni e sulle sue difficoltà. Siamo con lui per aiutarlo a fare chiarezza ed incoraggiarlo ad esplorare il suo mondo.
Per far ciò, necessariamente dobbiamo usare consapevolmente e professionalmente le domande, il nostro strumento principale nella strategia esplorativa.
Le domande hanno molteplici funzioni:
- raccogliere dati ed informazioni;
- accompagnare nell’apprendimento;
- acquisire consapevolezza e stimolare la riflessione;
- stimolare il pensiero creativo;
- attivare nuovi punti di vista.
Inoltre, le domande, hanno diverse caratteristiche che stimolano diversi tipi di risposte.
Non voglio qui dilungarmi sulle caratteristiche delle domande aperte e delle domande chiuse o a doppia scelta che, genericamente credo ognuno di noi conosca, vorrei invece ricordare, che è fondamentale conoscere tale distinzione per poterne fare un uso sapiente; infatti, a seconda del momento, della fase del colloquio entro alla quale ci stiamo trovando, dobbiamo essere consapevoli che solo la domanda “opportuna” ci consentirà di giungere ad un livello successivo di approfondimento o di comprensione o chiarezza per il cliente.
Sappiamo, perché studi approfonditi sul cervello umano lo hanno dimostrato, che esistono dei pensieri ricorrenti che creano nel nostro cervello delle autostrade neuronali; essi si ripresentano invariati nel tempo e rendono difficoltoso cambiare punto di vista.
Partendo da questo presupposto, dopo aver ascoltato il nostro cliente e colto il suo schema mentale di riferimento, dovremmo stare particolarmente attenti a non proporre domande che possano stimolare questi pensieri chiusi riducendo la possibilità di uscire dall’autostrada neuronale; per contro il nostro compito sarà quello di proporre delle domande in grado di stimolare l’apertura del pensiero e un maggior grado di consapevolezza.
Cosa dobbiamo fare quindi , nella comunicazione e nel colloquio con il nostro cliente, per portarlo ad una nuova visione più chiara?
Prima di dire che dobbiamo giungere a formulare domande efficaci vorrei riaprire una piccola ma fondamentale parentesi.
Dobbiamo essere consapevoli che nel rapporto con il cliente è necessario prima di tutto aver creato un rapporto.
E’ fondamentale rendersi conto che, mentre comunichiamo, trasmettiamo e riceviamo messaggi ma ciò, implica anche che, nella comunicazione, chi riceve -elabora e risponde a messaggi esterni riceve-elabora e risponde anche a messaggi che nascono dal suo interno.
Siamo infatti impegnati continuamente nel controllare ciò che sentiamo dentro di noi fisicamente ed emotivamente.
Siamo impegnati a sentire cosa proviamo per l’altro e cosa pensiamo che l’altro provi per noi in un continuo rimbalzarsi di messaggi verbali, non verbali e di feedback che tastano il terreno e si compongono di contenuti manifesti e latenti che circoscrivono il nostro stare lì, in quel luogo, con quella persona ma con tutto il nostro bagaglio di convinzioni, usi , abitudini e credenze.
Ogni persona nella rete della comunicazione influenza l’altra ed è a sua volta condizionata da costui. La comunicazione coinvolge non soltanto ciò che viene detto e sentito ma anche il contesto interpersonale nel quale si svolge questo processo. L’interazione emotiva fra le parti, nel procedere della comunicazione, influenza positivamente, il processo della comunicazione stessa.
Questa interazione emotiva tra le persone è ciò che voglio definire come rapporto ed è quel “in più” che se positivo mi consentirà di fare senza timore uso delle domande e di trovare le domande più efficaci per il mio cliente.
Il rapporto è quel ponte che mette le persone in comunicazione.
Ecco allora che, “autorizzati” a porre domande dovremmo utilizzare principalmente quelle che definiamo efficaci in virtù di loro particolari caratteristiche:
- sono chiare, semplici, concise e senza giri di parole;
- sono mirate allo scopo, in linea con il processo che stiamo seguendo;
- sono funzionali all’obiettivo;
- allargano gli orizzonti del pensiero facilitando nuove intuizioni;
- stimolano la riflessione e la ricerca;
- si rivolgono al nocciolo della questione toccando i punti più significativi;
- sono rivolte al futuro e sprigionano nuove energie verso la soluzione.
Continua…
My Counselor Manuela Fogagnolo
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