LA CONSAPEVOLEZZA DEL FALSO SE'


maschera di se

Ogni giorno, sin dai primi giorni di vita un soggetto deve svolgere un immenso e duro lavoro, per costruire, gradualmente l’identità del proprio Sé, è un processo che si sviluppa nel tempo, lungo e delicato che tira in ballo tutta una serie di funzioni cognitive, e che dipende da molti fattori. Secondo la psicologia cognitiva, lo sviluppo del concetto di Sé, inizia con la nozione di differenziazione, cioè con l’acquisizione del senso di essere un’entità distinta e separata dalla madre e dagli altri, con proprie caratteristiche fisiche, che occupa una determinata posizione nello spazio. Dalle interazioni future, il bambino imparerà a concepirsi come un essere psicologico, cioè una persona, e con il proprio Sé distinta da quello degli altri.

II falso Sé è quella struttura di personalità che talvolta gli esseri umani costruiscono nell'intento di sentirsi maggiormente accettati dagli altri e più integrati nell'ambiente in cui si trovano o si sono trovati a vivere. Pur di garantirsi “a tutti i costi” la protezione dell’altro, si è disposti ad “affidare la propria anima al diavolo”, ossia si è disposti a qualsiasi menzogna, a non essere mai se stessi. Nell’inautenticità si rimane fissati in ruoli, maschere, false modalità dell’esserci.

Ogni maschera è un “troppo” che ci caratterizza (troppo buono, troppo servizievole, troppo iroso, troppo passivo, ecc.). che fa emergere emozioni parassite, che occulta emozioni indesiderate. E’ un eccesso, un comportamento automatico che si ripete, una finzione funzione, che raggiunge lo scopo di mitigare l’angoscia della solitudine attraverso dinamiche di controllo e potere.

 

Le maschere o finzioni funzionali più frequenti sono:

 

- La maschera persecutoria o narcisistica Overt. Le azioni della quale si concentrano sulle seguenti modalità comportamentale: il ricattare e l’intimidire, con il ricorso ad un atteggiamento aggressivo verbale e fisico; il chiedere con modalità “pigmaglionoche” o con comportamenti arroganti, vendicativi, colpevolizzanti e pretenziosi; la colpevolizzazione.

- La maschera narcisistica Covert, rappresentata da un eccesso di innocenza o ingenuità o falsa e melensa modestia, attraverso la quale il soggetto, impossibilitato a vedere l’altro per quello che è tende ad idealizzarlo o a manipolarlo.

- La maschera vittimistica o depressiva, che si manifesta con la tendenza alla svalutazione di sé per avere il controllo dell’altro. E’ una delle forme di manipolazione più potente che esista.

- La maschera del salvatore, che si manifesta attraverso il soccorrere, l’iper-accudire, un’accentuata sollecitudine a soddisfare tutte le necessità dell’altro per renderlo ulteriormente dipendente.

- La maschera dell’evitante,che si manifesta allorché il soggetto, al fine di evitare una condizione di assorbimento intersoggettivo che lo porterebbe nella condizione di assorbimento intersoggettivo che lo porrebbe nella condizione di sentirsi invaso dall’altro, reagisce assumendo un atteggiamento di freddezza, noncuranza, assenza di passione e cinico distacco.

- La maschera della manipolazione affettiva,attraverso la quale in soggetto cerca di corrompere l’altro, con il potere, il denaro, l’amore, il sesso, la generosità, l’adulazione, la compiacenza, lo squadro magnetico e il fascino.

- La maschera del dipendente o del questuante,che si manifesta attraverso l’elemosinare affetto e il pietire l’amore dell’altro.

- La maschera della falsa ricettività o remissiva compiacenza,che si manifesta nella forma della falsa disponibilità o della compiacenza o nel non dire mai di no di fronte ad ogni richiesta.

- La maschera della falsa passività,che si manifesta attraverso il mancato coinvolgimento affettivo, energetico e la paura di amare, con l’intento non solo di deresponsabilizzarsi, ma soprattutto di ottenere che l’altro faccia qualcosa al nostro posto.

- La maschera della falsa autosufficienza. Nasconde la paura di essere rifiutato ed abbandonato.

 

Le caratteristiche stabili, costanti e pervasive di modi di essere e di comportarsi collegati con la presenza della maschera sono:

 

  1. - La reattività o impulsività. La reattività in termini sia comportamentali che emozionali è un modo automatico, quasi ipnotico, di rispondere agli stimoli esterni.
  2. - La svalutazione.
  3. - Il bisogno compulsivo di controllo nella forma della funzionalità o dipendenza o simbiosi attiva o dominante, passiva o compiacente, evitata o dell’indifferenza.
  4. - L’atteggiamento di pretesa, attraverso il quale il soggetto in modo infantile esige che gli altri soddisfino nell’immediatezza ogni sua aspettativa, che facciano tutto ciò che lui desidera e vuole.
  5. - L’assuefazione, intesa come tentativo di fare qualcosa, qualsiasi cosa, semplicemente per non sentire la paura e il dolore.
  6. - Lo scarso senso di responsabilità. Dal momento in cui il soggetto ritiene di dover venire soddisfatto dagli altri nei propri bisogni, non coglie mai la necessità di rivedere i propri errori, di intraprendere un percorso seppur faticoso di cambiamento, di valutare come può migliorare la relazione con gli altri che di solito si trovano affaticati e privi di energia.
  7. - La mancanza di fiducia in se stessi.
  8. - Il pensiero magico, caratterizzato dall’attesa illusoria che arriva la persona giusta che ci libera dalla paura della solitudine e dall’inquietudine che ci affligge.
  9. - La permanenza quasi costante di emozioni e sentimenti parassiti, come la rabbia, la paura, la colpa, la vergogna, l’invidia, ecc.

 

Paure che inconsapevolmente continuano a determinare “la maschera” ( che in altro modo potremmo chiamare “Io sociale”, finzione funzionale, falso – sé, sub-personalità, copione di vita) e a “ cristallizzare le nostre abitudini” che sono causa d’infelicità.

La maschera è un tradimento di se stessi, seppur funzionale alla propria sopravivenza.

 

Oksana Varcenko

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