Che pedagoghi eravamo, quando non ci curavamo della pedagogia!...
Daniel Pennac
Un'affermazione (pag. 15 Daniel Pennac, Come un romanzo, Feltrinelli, 93) sferzante, fortemente ironica certo che, a mio avviso, ha un pregio rarissimo, quello di conquistare l'approvazione persino del pedagogo convinto e autorevole. Oltre che alle indiscutibili capacità narratorie di Pennac, ci conquista l'atteggiamento con cui egli si dispone a trattare lo spinoso problema del piacere della lettura, in particolare negli adolescenti, che è appunto il tema del suo Come un romanzo. Non potrebbero sentirsi offesi i pedagoghi, e credo neppure i pedagogisti, come non ci sentiamo offesi noi educatori, docenti, genitori, counselor che si occupano di adolescenti e di mediazione familiare, perché l'affermazione non è negazione di noi né del nostro ruolo, è un immediato ridare luce e brillantezza con una passata leggera a ciò da cui sarebbe opportuno non distaccarsi mai: il naturale e semplice buon senso. È il buon senso che guida noi adulti ad avvicinarci al bambino o all'adolescente con la modalità meno sbagliata, è il buon senso che ci suggerisce che per prima cosa sta a noi cercare di comprenderlo, di capirlo per poterlo aiutare, è il buon senso che ci ferma quando stiamo per legiferare o, peggio, per condannare, presi da raptus di collera e rabbia, per quanto umanamente giustificabili e comprensibili.
E da questo atteggiamento, vòlto a capire il bambino, il ragazzo o il giovane, emerge un meraviglioso mondo nel quale l'adulto vede e riconosce i propri errori ed anche i suoi punti di forza in quel rapporto mai semplice tra educatore ed educando e ogni giorno più complicato.
In questo mondo abita anche la condizione speciale appunto del rapporto con la lettura. Nel mondo dell'immagine, l'adolescente è portato a dedicarsi a tutto fuorché alla lettura eppure a scuola e a casa il "tormentone" è rimasto identico a quello di quaranta anni fa: Leggi, perché solo leggendo poi ti vengono le idee. Come puoi scrivere correttamente se non leggi? Io alla tua età...Forse è meglio fermarci, perché alla loro età, cioè quella degli adolescenti di oggi, forse anche molti tra quelli che oggi sono adulti consideravano la lettura alla stregua di una tortura. Pennac rispolvera il bellissimo e fruttuoso rapporto che con il libro invece hanno in genere i bambini, quegli stessi che poi adolescenti sul libro si addormentano e constatiamo con lui che la magìa del libro per il bimbo è tutta nella condizione e nel come : quel libro, ogni giorno o forse ogni sera prima di addormentarsi è il momento più bello e più sereno che vive con il suo papà o con la sua mamma, il libro è uno strumento che accende i suoi sentimenti, anima di avventure i suoi pensieri e rassicurato da chi gli vuol bene si sente capace di lottare con l'Orco, con i mostri, contro ogni pericolo...Certo il tutto è solo metafora, ma di grande e prolungata efficacia.
E per l'adolescente? Chiediamo al buon senso e ci aiuterà ancora una volta: perché non la smettiamo di decantare la lettura e di osannare gli autori come fossero perfetti e invece lasciamo a lui un qualche spicchio di libertà per raccontarci anche che quel libro proprio non gli piace, non riesce a continuare a leggerlo, è fermo a pag....7. Partiamo da lì, lasciamogli dire la sua e solo dopo, con garbo, aiutiamolo a scoprire altro, a notare ciò che gli è sfuggito, a dirgli che cosa noi invece abbiamo provato e proviamo ogni volta che rileggiamo lo stesso libro. Il libro è sempre lo stesso, ma noi siamo ogni volta diversi e diversamente ce ne nutriamo... ed ecco stupenda proposta di Daniel Pennac, da fare nostra (e vi assicuro: Funziona!!!)
I Diritti Imprescrittibili del Lettore
1. Il diritto di non leggere
2. Il diritto di saltare le pagine
3. Il diritto di non finire un libro
4. Il diritto di rileggere
5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)
7. Il diritto di leggere ovunque
8. Il diritto di spizzicare
9. Il diritto di leggere a voce alta
10. Il diritto di tacere
E se noi adulti tenessimo presente che con queste stesse modalità possiamo alimentare una leale comunicazione con l'adolescente, noi tutti dal counselor all'insegnante di lettere, preoccupato perché troppi pochi romanzi "si portano" all'esame, come d'incanto avremo vicino... un alleato che, ed è questo che più ci motiva, sa giovarsi della lettura come di un viaggio verso se stesso.
Cordialissimamente,
Giancarla Mandozzi
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