La relazione d’ascolto: un’esperienza con i familiari di persone con malattie rare.


 

Era il 2006 quando, più con il cuore che con la ragione, ho gettato le prime basi del Progetto Sperimentale Sostegno Familiari accolto da Azzurra, Associazione Malattie Rare Onlus di Trieste.

Partendo dalla considerazione che il contesto sociale in cui viviamo è caratterizzato da una continua fuga dalla realtà per evitare di confrontarsi con il limite dell’esistenza, si osserva che non c’è posto per dolore, sofferenza, morte, eventi questi che da sempre fanno parte della vita dell’uomo.

Non è solo la diagnosi dell’evento a ridisegnare il nuovo approccio con i nostri sentimenti e le nostre abitudini, mutano anche i rapporti interpersonali: per esempio molti dei nostri cosiddetti amici a ragione o a torto si volatilizzano. Con queste premesse ci sembra impossibile poter trovare dentro noi stessi e negli altri  l’amore,   la solidarietà sociale,  la condivisione dell’esperienza.  E’ ragionevole pensare dunque, che chi fronteggia la sofferenza cronica non può sempre auto contenersi.

 

Da alcuni anni, dopo tante esperienze e le opportune modifiche,  il Progetto Sostegno Relazionale Familiari è un progetto effettivo che si rivolge principalmente ai genitori dei pazienti.  Con l’ausilio della relazione d’aiuto, la persona viene stimolata a trovare strategie appropriate per fronteggiare il proprio disagio. Praticando l’ascolto attivo, motivando le persone in funzione di un miglioramento della qualità della vita, l’attività professionale svolta è orientata al benessere globale dell’individuo.

L’ approccio è basato sulla creazione di uno spazio sicuro, sull’ascolto e l’accompagnamento nella vita dei familiari a contatto con patologie croniche per aiutarli a migliorare la loro maturazione personale e per offrire loro un contenitore più grande perché chi è a costante contatto con la sofferenza cronica,  non può auto contenersi. Non si tratta dunque di individuare e curare una patologia bensì di fornire ai familiari dei pazienti empatia, stimoli e chiavi di lettura alternative. E’ necessario ricordare che per chi sta male,  conta solo il proprio dolore.  Guidando le persone nel contatto con le proprie emozioni di sofferenza,  diamo vita e dignità ai vissuti dolorosi.

Preso atto che tra le persone esiste una diffusa riluttanza nell’avvalersi di questo tipo di aiuto (frutto di luoghi comuni,  costume sociale e culturale) a cui vanno aggiunti oggettivi problemi di organizzazione del tempo libero (spesso mancante in queste famiglie), l’impegno sta nel ricercare il modo più adatto per stimolare ed accogliere i genitori dell’Associazione.

Pur non trattandosi di un intervento medico è pur sempre un momento d’incontro regolato da teorie, regole, osservazioni ed interventi di una certa valenza che possono essere efficaci se affrontati con impegno.

La promozione e diffusione del progetto  ottiene continue conferme  sui modi e teorie applicati, stimolando le persone alla comunicazione dei propri sentimenti, aiutandole a chiarire le proprie emozioni raccogliendo anche eventuali sfoghi. Da questo concetto di base si può solo costruire una maggiore qualità in termini di rapporti umani con se stessi e con gli altri.

Interessante anche la più recente esperienza attraverso  lo spazio d’ascolto,  laboratorio di gruppo nel quale si utilizza in prevalenza il mutuo soccorso,  attivato per far sentire la forza affettiva che nutre e aiuta ad affrontare le sfide. 

I genitori di Azzurra  Associazione Malattie Rare Onlus sono molto impegnati  nel seguire ed accudire i loro figli e per molti di loro il proprio vissuto personale di donne/uomini  e mogli/mariti  scivola in secondo piano rispetto al resto.

Tra gli interventi messi  in atto tanto  nel Progetto Sostegno Relazionale Familiari quanto nel Gruppo di mutuo soccorso Spazio d’ascolto, viene dedicato molto spazio al corretto uso della comunicazione al fine di accorgersi se la stessa sia assertiva e consapevole o meno.

Comunicare è un’arte complessa che si impara poco a poco e richiede conoscenze ma  soprattutto consapevolezza e sensibilità: imparare a comunicare è difficile ed è complesso insegnarla in quanto i processi comunicativi che risultano apparentemente ovvi e scontati in realtà nascondono tante complessità e coinvolgono molteplici fattori. Un buon inizio è non dare nulla per scontato.

Inoltre la comunicazione non è solo centrale  nella nostra vita sociale ma anche nella nostra vita interiore ovvero con noi stessi.

 

Di seguito alcuni feed back ricevuti nel tempo dai partecipanti:

 

- gli incontri passati sono stati “una piccola goccia di amore nel mare dell’individualismo” …

- dopo la partecipazione allo spazio d’ascolto porto via con me … felicità, tranquillità e sensazione di libertà, energia e dolcezza, piacere nella condivisione

- ora possiedo delle risorse utili per progredire autonomamente

- dopo la partecipazione allo spazio d’ascolto porto via con me … sensazione di libertà e nutrimento, leggerezza nel condividere.

 

Tutto ciò vale più di mille parole.

 

Laura Berenini

 

Trieste, 17 febbraio 2014

 

Bibliografia: Enrico Cheli “Teorie e tecniche della comunicazione interpersonale” Ed. Franco Angeli

 

 

 

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