Le Passe Muraille

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Le passe muraille

Chiunque trovandosi a Parigi percorra la discesa di Rue Norvins a Montmartre giungendo in Place Marcel-Aymé e volgendo lo sguardo a destra non potrà non essere colpito da un’originale opera dell'artista Jean Marais "Le Passe Muraille".  La scultura rappresenta un uomo nell’atto di attraversare un muro. Non conoscendo l’origine dell’opera il turista si porrà una serie di domande sul suo significato. L’artista ha voluto rappresentare il protagonista dell’opera letteraria dello scrittore Marcel Aymé “Le passe muraille”, pubblicata nel 1943. Il racconto narra di un uomo di nome Dutilleul che scopre di possedere la capacità di attraversare i muri. Aymé risiedeva in Rue Norvins.

Lasciando al lettore il compito di leggersi il racconto, prendo a prestito l’opera che stimola alcune riflessioni. La prima riguarda la necessità della conoscenza, della scoperta che apre spesso all’ignoto e al rischio ma che può anche cambiare la nostra vita. Non sempre è possibile il transito a ritroso, come avviene nelle persone quando abbandonano la fase infantile, ma è fondamentale procedere oltre per crescere personalmente e socialmente. Semmai il rischio maggiore è rimanere intrappolati nel muro, vittime del bilanciamento tra curiosità e paura.

Curiosità del futuro e paura dell’abbandono del passato, tempo e luogo più sicuri. A volte sono le nostre passioni ad intrappolarci, a renderci schiavi, ad impedirci di vedere altro ed oltre. Il rinchiudersi nella passione quando fine a se stessa può costituire motivo per una futura desertificazione dell’anima. Attraversare i muri rappresenta un potere magico,  come avviene nella famosa scena della stazione nel film “Harry Potter e la pietra filosofale”, potere che oggi viene suffragato dai reality televisivi come “Il Grande Fratello” che diversamente dalla metafora Orwelliana altro non è che un compendio di idiozie quotidiane disancorate dalla vera realtà.  

I muri nella realtà li dobbiamo scavalcare, operazione più faticosa di un magico attraversamento. La disponibilità alla fatica, il rischio di cadere, la possibile delusione per ciò che sta al di là sono i rischi che si debbono correre ed al pari dell’attesa paziente sono gli ingredienti del desiderio. L’alternativa è lo status quo, il vivere nel fatalismo, nell’attesa messianica che a lungo andare rendono il vissuto piatto e sterile, fino alla morte del desiderio.  

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