MOTIVARE ALLA LETTURA: il piacere e le strategie per ottimizzarne l’apprendimento

Inviato da Nuccio Salis

lettura

Si  sente dire molto spesso, da parte di insegnanti, genitori e altre figure educative, che i bambini ed i ragazzi di oggi leggono poco, e per quelle volte che accade, la loro lettura più delle volte si presenta come incerta, claudicante, monotona, priva di quella fluidità e linearità che distinguerebbe un buon lettore. Il riferimento è indirizzato naturalmente ai normolettori, la cui classe di appartenenza esclude di conseguenza tutti quei soggetti che fanno parte della popolazione di studenti che hanno difficoltà o disturbi specifici dell’apprendimento.

A parte tutte le riflessioni e le ipotesi che si formulano nel tentativo di validare una spiegazione a tale fenomeno, l’impegno pedagogico si sviluppa anche a valle, mediante la promozione di programmi e strategie di apprendimento alla lettura, che orientino verso la maturazione di tale indispensabile competenza. 

 

La lettura, specie durante le prime fasi di apprendimento, è un’attività molto più complessa di quanto si possa generalmente immaginare. Essa consiste in un vero e proprio atto globale e sistemico, che mobilita tutta una sinergia dinamica fra le varie aree di abilità e sviluppo della persona. Il processo decodificatorio è accompagnato da varie dinamiche interrelate, che comprendono capacità cognitive quali: attenzione focalizzata, memoria associativa e di mantenimento, astrazione, ideazione, percezione, organizzazione visuo-spaziale; tutte intrecciate al fine di finalizzare il fulcro nucleare di tale attività, che consiste nella comprensione del testo. Le parti dello stesso, infatti, se interpretate ed associate ai significati testuali coerenti con la linea argomentativa dei contenuti letti, potranno essere interiorizzate ed elaborate, eventualmente soggette anche all’esercizio della critica e del ragionamento personale, specie se si è in possesso di ulteriori contenuti da comparare.

Dunque, l’esercizio del leggere si lega a un doppio aspetto rigorosamente combinato da due processi: l’uno meramente esecutivo-funzionale, che permette cioè la traslazione da un sistema segnico-simbolico (di per sé significante)ad una possibile inferenza di significati, a riprova del fatto di essersi appropriati di un codice di accesso riconosciuto. L’altro aspetto riguarda la gestione dei significati estrapolati, e cioè il loro uso appropriato ai fini di un’esperienza maturativa condotta anche mediante l’ausilio della lettura. Tale competenza richiede in vero una decisiva predisposizione all’interesse della lettura, ovvero la capacità di associarla consapevolmente al suo potenziale sollecitatore di riflessione, ed anche di congiungerla all’esperienza del piacere personale, sollecitando emozioni partecipi.

Insomma, cuore e cervello guidano insieme l’esperienza della lettura, mettendo a disposizione le risorse utili per favorire l’efficienza completa di tale processo. E se si ritengono necessari entrambi, si può ben comprendere come sia la mancanza del gusto e del piacere della lettura, sia una disorganizzata o poco allenata strategia interpretativa, annullino rispettivamente la procedura della buona lettura.

Da una parte, l’interruzione della lettura può dunque essere dovuta a cadute di motivazione, ad una non percezione di piacere e ad un non coinvolgimento emozionale, d’altra parte si deve considerare l’eventualità di aver raggiunto o superato la  soglia di faticabilità, di aver saturato la capacità ritentivo-mnemonica o di aver ceduto l’attenzione sostenuta. La sospensione o il rifiuto della lettura si può dunque collocare a più livelli, da considerare distinti nel carattere ma uniti nel processo.

A fronte delle conoscenze processuali sull’attività di lettura, si può evincere che un tipo di proposta progettuale vincente, sul piano educativo o didattico, può essere identificato nell’approccio strategico-motivazionale, che riguarda per l’appunto il principio del prendersi cura sia della dimensione propriamente organizzativa dei contenuti della lettura, ai fini della comprensione, sia dell’aspetto che riguarda la possibilità di sollecitare interesse e coinvolgimento sui brani affrontati.

Ottenere la comprensione di un testo, dunque,  è una combinazione fra abilità cognitive e inclinazione al piacere della ricerca e della riflessione. Tuttavia, insieme a strategie e motivazione, deve aggiungersi il terzo elemento della metacognizione, poiché in grado di illuminare il lettore sull’utilità e lo scopo della lettura, nonché a comprendere il proprio stile di apprendimento e di approccio, e ad ottimizzarlo, autoguidandosi. Questi aspetti rappresentano certamente obiettivi di non poco conto.

Ma come si può cominciare, intanto, per educare al piacere della lettura, fin da bambini? Prima di tutto occorre cogliere la pregnanza formativa di un tale irrinunciabile progetto. La lettura non ha soltanto lo scopo di alfabetizzare dal punto di vista segnico, benché questo sia già il principale, e l’importanza di tale fine è fuori discussione. La lettura è un punto di vista sul mondo, sulle cose, su di se, è uno strumento di comprensione e interpretazione dei fatti e dei fenomeni che ci circondano. Essa arricchisce e viene a sua volta arricchita da linguaggi che si trasformano in stili di pensiero, modi di essere, cornici interpretative e orizzonti di significazione.

Visto e considerato il legame circolare fra pensiero e linguaggio, ormai accertato da numerosi studi da parte della psicolinguistica, avere più parole a disposizione significa maggiori possibilità di espandere il pensiero, e di farlo secondo forme esplorative, critiche, divergenti, destrutturanti e ristrutturanti, in un processo continuo e vitale. La lettura consegna a chi la effettua, la possibilità di cogliere la complessità, compenetrare l’invisibile, avvalersi di registri e codici in grado di comprendere nel senso più ampio dell’accogliere. E non ultimo vantaggio riguarda l’uso corretto ed espressivo della parola, da sempre valutata, soprattutto in pedagogia, come una straordinaria risorsa emancipativa, si pensi ai concetti di maieutica in Socrate o di coscientizzazione in Paulo Freire.

Ebbene, riaffermato il valore indissolubile della lettura, ciò che si prova ad elaborare a vantaggio di una buona acquisizione e consolidamento della stessa, riguarda il tentativo di mobilitare progetti a favore dell’apprendimento e dell’uso funzionale della lettura.

Mi sentirei proprio di dire che essere contagiosi è forse la prima strategia più spontanea da applicare. Se vivo la lettura con piacere, probabilmente è con piacere che racconterò storie e vicende, e con altrettanto  gusto e passione potrei sollecitare il medesimo interesse per la narrazione. Se poi, il mondo che circonda il bambino, non è fatto solo di dispositivi computeristici e aggeggi multimediali, ma anche librerie e scaffali di fumetti, sto dando al bambino la possibilità di familiarizzare con un mondo dove comunque ogni cosa può rimandare all’altra, senza per questo dover provocare una frattura atemporale e antistorica fra fruizione del libro e uso delle odierne tecnologie. Entrambe possono infatti intrecciarsi, anche in oggetti unici che li contengono entrambi, con nuove modalità di aggancio e gestione dei contenuti, e che magari si rivelano anche più accattivanti rispetto alle forme più note e tradizionali di accesso alla conoscenza.

Aggiungerei anche che se leggo al bambino, e se la lettura diventa un mezzo di comunicazione, che sollecita curiosità, tensione esplorativa, domande e gusto della ricerca, è più facile che egli possa imitarmi, e che ricerchi la sua personale esperienza fruendo di libri, atlanti, enciclopedie e anche dei dispositivi più contemporanei in allegato alla sua rinomata voglia di sapere.

La lettura può offrire inoltre spazi di ascolto sia dal punto di vista fonemico, e quindi affinando e impreziosendo le capacità uditive legate alla discriminazione percettivo-sonora utile alla corretta comprensione e produzione del linguaggio verbale, sia sotto l’aspetto intimistico, ovvero coincidendo con l’ascolto di sé, fatto di raccoglimento, riflessione ed eventuale condivisione.

Si possono articolare momenti di gioco e di scambio mediante lettura di fiabe che aprono ad eventuali attività di drammatizzazione, oppure ci si può disporre in cerchio e consegnare i propri input narrativi in un passaggio circolare attraverso cui si improvvisa e si costruiscono vicende, trame, personaggi, spesso con ricercati elementi simbolici o contenuti morali ad elevato valore catartico o educativo. Recuperare antiche cantilene, filastrocche e scioglilingua che permettono giochi di parole, una fruizione ludica del suono, che accompagni anche alla consapevolezza  dell’uso e dell’influenza paraverbale nei processi della comunicazione interpersonale. Questa esperienza in modo particolare diverte molto i bambini che si trovano nella fase di scoperta e analisi del funzionamento e delle sensazioni del proprio corpo.

Insomma, il panorama sulle strategie di motivazione alla lettura risulta per fortuna piuttosto assortito, e include implicazioni a carattere olistico, circa le possibilità formative della persona. 

Alla fantasia e alla capacità di generare strategie e modelli pedagogici vincenti, è affidato il compito di motivare bambini e ragazzi alla lettura, affinché non posseggano solo la capacità di transcodificare il segno in un suono corrispondente, ma diventino adulti consapevoli in grado di leggere fra le righe, non solo di un testo, ma anche nella complessa, sfuggente e spesso contorta trama della vita. 

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