LA DISABILITA' E LE DINAMICHE FAMILIARI


 

 

Se alcuni ancora ritengono che la presenza di un figlio disabile renda la famiglia problematica, in quanto è l'intero sistema familiare che ne risente, più realisticamente il Counselor può far consapevolizzare che anche questo evento produce reazioni ed adattamenti diversi in relazione alla storia familiare, al ciclo di vita della famiglia, alla capacità di reazione dei singoli membri ed alle loro risorse psicologiche.

Così come in una situazione di disabilità è opportuno fare un bilancio tra deficit e risorse attivabili per un adattamento, altrettanto deve avvenire nella valutazione delle dinamiche familari. Secondo me, considerare la famiglia in questo modo significa immetterla a pieno titolo all'interno di un percorso terapeutico rivolto contemporaneamente al figlio ed a se stessa.

 

Sono diversi gli elementi da dover analizzare: la nascita di un bambino con disabilità può comportare per i familiari l'idea di una perdita e di conseguenza si presenta la necessità di elaborare un lutto. Il senso di perdita nasce dalla perdita di un immagine di figlio idealizzato, sognato, su cui si erano fatti degli investimenti affettivi considerevoli e che ha una menomazione od una disabilità  e che, come tale, non corrisponde alle aspettative. Tra le reazioni più frequenti che il Counselor deve affrontare, sono quelle connesse all'elaborazione del lutto che hanno la caratteristica di una stato di shock, di incredulità, l'idea ricorrente "perchè è capitato proprio a noi?", per poi sfociare facilmente in stati di rassegnazione venati di depressione. A questo punto, il compito del Counselor, potrebbe essere quello di accettazione e di accompagnamento ad una elaborazione circa un nuovo progetto esistenziale per il figlio e per l'intera famiglia. Vi sono diversi casi in cui l'elaborazione del lutto si inceppa oppure rallenta.

Le famiglie che non riescono a superare il dolore inziale ed il conseguente stato di shock possono evidenziale diverse modalità differenti di risposta. Infatti si possono sviluppare manifestazioni di negazione della situazione, di non accettazione della diagnosi, nascondendo l'evidenza cercando giustificazioni oppure l'iperprotezione nei confronti del figlio attraverso l'ossessivo controllo del suo corpo, del suo comportamento  e dell'ambiente in cui vive. In altri casi diventa forte la tentazione di ricercare "di chi è la colpa". Questa dinamica si manifesta esaminando i membri delle rispettive famiglie per trovare una motivazione di tipo genetico che poi si trasforma nel "capro espiatorio" a cui attribuire colpe , reali e suppooste. 

Potrebbero interessarti ...