IN PRINCIPIO ERA IL SUONO. Teoria del rapporto fra vocalizzazione e consapevolezza psico-corporea

Inviato da Nuccio Salis

cantante

In Principio era il Suono. Me ne guardo bene dal parafrasare il noto incipit biblico, ma è anche vero che esistono legittime interpretazioni sulla natura del Verbo, nel senso che Egli può essere declinato nella forma di una parola sonora. Il fatto che si impari a cantare prima ancora di parlare, è un fattore denotativo di non poco conto sull’ esperienza della crescita umana. In particolare nel linguaggio, che segue propriamente questa legge evolutiva. Difatti, le fasi precedenti alla vera e propria costruzione fonemica e metafonemica della parola, constano di una produzione di suoni, gorgheggi, lallazioni, che costituiscono il viatico verso quella raffinata e complessa attività che consiste nell’uso articolato e finalizzato di un codice linguistico condiviso. 

La nostra voce attraversa il corpo come in una sorta di riflusso energetico, facendolo vibrare e risuonare nelle sue varie parti. La forza primigenia del “Suono-Origine” scorre impetuosa dentro ogni nostra cellula, rivelandoci i legami fra aspetti fisiologici, sensibilità propriocettiva e coscienza di noi stessi. Ci disvela cioè la coscienza di una dimensione psico-corporea,  vissuta all’interno di un contenitore esperienziale che attende di essere colto, vissuto ed osservato con consapevole attenzione.

 

Una poderosa ricerca applicata ha già da tempo messo in rilievo l’importanza dello studio sulle dinamiche del corpo, e sulla necessità di acquisire coscienza ed elevare la propria qualità di vita, partendo soprattutto dalla cura del corpo inteso come manifestazione visibile della psychè, quindi non semplicemente attenendosi a modaioli decaloghi patinati. Piuttosto si tratterebbe di accedere, per esempio, alle strategie attenzionali proposte dal focusing o dalla bioenergetica di Alexander Lowen.

Oltre che la pratica e le evidenze esperienziali, vi sono studi correlati che attestano la capacità rigeneratrice della potenza del Suono. Sembra che tutte le discipline spirituali, infatti, abbiano bisogno di fondare sul suono o sul canto il potere evocativo di ciascuna credenza o ritualità. Pensiamo ai mantra buddisti, ai canti liturgici cristiani, ed anche a cori polifonici, gospel, litanie gregoriane, preghiere e messe cantate; per arrivare fino alle forme religiose tribali, in cui vi troviamo suoni rustici dovuti all’impiego di strumenti naturali, soprattutto percussioni o fiati di rudimentale fattura. Sembra proprio che la nostra esperienza vitale non possa fare a meno di ammantarsi dell’esperienza del canto, della musica in genere, dalla quale traiamo molto spesso quella inspiegabile suggestione e forza vitale che ci fa sentire in armonia con la nostra dimensione originaria, che ci sollecita trascendenza, unione, e che completa il dramma della vita conferendo una risolutiva enfasi alle nostre istanze più autentiche e profonde. È anche ciò che ci insegna Nietzsche ne “La nascita della tragedia”, ove spiega che è la potenza corale a dispiegare lo sguardo verso ciò che fuoriesce dai confini apollinei dell’illusione. Il concetto si presta, per analogia, alla potenza riconnettiva del Suono con la profondità dell’essere umano, anche se per il filosofo pocanzi citato, sarebbe proprio questa esperienza a spalancare l’abisso del non-senso.

Certo, dal momento che ci troviamo ad affrontare la relazione d’aiuto, ed a guidarla secondo principi etici e responsabili, non possiamo di fatto presentare l’esperienza della rottura dell’illusione come una strada verso il nulla, e nemmeno, al tempo stesso, condurre un soggetto da un senso di realtà apparente ad un altro. Il problema diventa, quindi, quello di proporre strategie di crescita all’interno di un percorso su cui è possibile investire, e da cui soprattutto il destinatario dell’opera dell’aiuto potrà constatarne la validità.

È proprio sulla scia di tali riflessioni che ho desiderato esporre una mia personale teoria sul rapporto fra vocalizzazione e consapevolezza psico-corporea.

L’elaborazione parte dalla constatazione del rapporto esistente fra emissione vocale e rimbombo sonoro localizzato su qualche punto del corpo. Diffusi ed approfonditi studi logoterapici ci insegnano che per ciascuna vocale è associato un luogo corporeo che costituisce la sede del suono ivi ospitato. A ciascuno di questi assocerò il chakra corrispondente. Partiamo dalla prima lettera designata, secondo il percorso dal basso verso l’alto lungo l’asse mediano del corpo.

 

U: È proprio la lettera che chiude per arbitrarietà la sequenza vocale comunemente insegnata. È la lettera correlata alla pancia, alle viscere addominali ed ai processi metabolici e digestivi. Rappresenta dunque la sede dei bisogni di base e degli impulsi primari.

In loco sono situati il secondo ed il terzo chakra, ovvero, rispettivamente, il Svadhishtana, ruota pelvica o delle energie sessuali, ed plesso solare o Manipura in sanscrito, luogo della volontà e del potere.

Facendo risuonare la U, infatti, mediante uno stato di rilassamento, e producendo un suono profondo e prolungato, si potrà avvertire la “scossa” sonora, infrangersi soprattutto all’altezza dello stomaco.

L’emanazione di tale suono, dunque, sollecita la parte “viscerale”, col compito di contattare le emozioni più remote, di risvegliare il “cervello” emozionale.

 

A: La prima lettera,sia delle vocali che dell’intero sistema alfabetico occidentale, è associata al livello dei polmoni, in quanto, l’intensa e controllata vocalizzazione del fonema corrispondente, da modo di avvertire l’espansione del suono proprio all’altezza del diaframma e del sistema respiratorio.

Non a caso, credo, la lettera A è per eccellenza il segno grafico dell’Origine, che sembra addirittura richiamare il motivo stilizzato della piramide con il terzo occhio circoscritto al vertice. Il respiro, infatti, quindi aria, soffio, vento (psychè), è stato considerato da alcuni animisti presocratici, in particolare dal greco Anassimene, come l’archè di tutte le cose. Non per coincidenza, direi, respiro deriva infatti da Spiro, ovvero la declinazione volgare di Spirito. Lo Spirito Santo è difatti il Sacro Respiro Primigenio, presente dappertutto come Principio vitale di ogni cosa.

Essa è in corrispondenza del quarto chakra (Anahata), considerato come un importante condensatore che sintetizza emozioni antitetiche e complementari, programmandone l’unità e l’armonia. Ad esso viene anche attribuita una essenziale funzione di trasformazione di immagini, parole e suoni in sentimenti appropriati. Facendoci caso, è proprio attraverso il suono “A” che è possibile modulare una varietà di espressioni sentimentali come luogo degli opposti: Pianto/Risata, Soddisfazione/Dolore.

 

O: È possibile sentir risuonare la O esattamente nella cassa toracica. Il suono rimbomba a livello dei polmoni, interessando il sistema cardiocircolatorio. Siamo ancora nella zona del 4° chakra, quello del cuore, ovvero il centrale fra tutti i 7 chakra maggiori che percorrono la mediana del corpo.  

La O, il cui simbolo è uguale allo zero (O), archetipo segnico dell’Origine, il cerchio primordiale che rappresenta Dio, il Tutto, l’Ente e la creazione; si sposa non a caso col sillabico mantra OM, considerato  nella religione induista il Suono che ha principiato l’Universo.

 

E: Nel percorso della vocalizzazione, si può avvertire lo spostamento vibratile del suono dalla precedente O alla E, e localizzare la vocale emessa a livello di gola e laringe. È il 5° chakra ad essere coinvolto (Vishudda), diretto ad alimentare energeticamente la ghiandola tiroide, ed attiene alla funzione della comunicazione.  Esso si trova in quella zona simbolica di passaggio fra il capo ed il resto del corpo, che indica l’unità sinergica fra ciò che è in alto e ciò che è in basso, ovvero fra tensione trascendente e attaccamento materiale, o ancora, in termini metafisici fra Cielo e Terra. Sollecitare questo punto, dunque, potrebbe significare sostenere lo sviluppo essenziale della capacità di cogliersi come unità integrata fra forma pensiero, spirito e materia. La funzione comunicativa a cui è deputato, infatti, consiste nel vero e proprio processo di emissione del linguaggio verbale, ovvero al ruolo della parola come portavoce dei pensieri e dei contenuti intrapsichici. La forza di tale legame richiama per analogia il concetto alchemico pocanzi citato di “come in alto così in basso”, generando l’alleanza fra “come dentro così fuori”, in quanto la parola si fa espressione dell’interiorità, permettendo la relazione con l’ambiente.

Tale processo può essere considerato in sano divenire dal momento che si manifesta secondo dinamismi creativi, sperimentali, orientati alla crescita ed al piacere dell’evoluzione.

 

I: Mediante la vocalizzazione della I, il suono viene sensibilmente spinto verso l’alto, all’interno del cranio. La parte richiamata è il sistema immunitario. Il chakra corrispondente è il 6° (Ajna), noto anche come terzo occhio, situato difatti alla base della fronte, in mezzo agli occhi. Esso rimanda alla facoltà di percepire trascendendo la forma e l’apparenza, e accedendo alla visione profonda, e in alcuni casi chiaroveggente, della realtà, superando le barriere del tempo e dell’illusione materiale. E’ il chakra della vera conoscenza, della gnosis profonda, di una saggezza che dona pace ed equilibrio.

 

In conclusione di questa breve ricerca, ciò che mi preme affermare è che sembra esistere un legame fra la serie delle vocalizzazioni ed i punti vitali energetici che interessano il sistema psiche-soma. Forse, l’apprendimento delle vocali potrebbe anche essere processato seguendo la nuova serie U - A – O – E – I,  imparando a cogliere ed a gestire nel contempo le dinamiche del respiro ivi associate, con la finalità di progredire nella consapevolezza di sé e nella percezione unitaria del proprio essere.

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