Counseling Sanitario


cuore con pesi

Questo articolo è stato elaborato a partire da un esperienza personale iniziata nel dicembre 2009 realizzata all'interno di una struttura territoriale dove esercito la mia professione.

Di questa esperienza, si può raccontare la storia e, a partire da questa, si possono fare riflessioni che mettono a fuoco ciò che da questa storia ho imparato.

La mia proposta che intendo avanzare in questo articolo esplicita la convinzione che la figura del counselor negli ospedali, e nei servizi sanitari in genere, possa essere di grande aiuto migliorandone la qualità complessiva.

Mi rendo conto che negli ultimi decenni il progresso tecnologico e scientifico della medicina  ha fatto passi da gigante garantendo tecniche ed apparecchiature sempre più sofisticate che testimoniano il successo della ricerca umana.

Oggi, però grazie a questo processo ed alle riforme sanitarie, la collettività ha la possibilità di curarsi attraverso il diritto all’assistenza sanitaria e quindi al diritto alla salute.

 

Non sempre però le strutture adibite a soddisfare i bisogni della salute della collettività, non riescono ad assolvere i compiti per cui sono state istituite.

Questo avviene a causa delle difficoltà organizzative, ma anche per una mancanza di incomunicabilità tra il sistema sanitario e gli operatori, e questi ultimi ed i cittadini.

Purtroppo il mondo della salute e della malattia vive un momento di forte criticità, in cui i modi consolidati di rispondere ai bisogni degli individui sono sempre più inefficaci e sottoposti a revisione, in quanto si sono allontanati dalla loro primaria missione: fare star bene l’individuo sofferente.

Tutto ciò si manifesta con il malcontento dei pazienti e dei loro familiari che, spesso  provati dal dolore, dalla malattia e dalle speranze e delusioni, denunciano una mancanza di informazioni, di stili differenti d’intervento dei vari professionisti che danneggiano il rapporto di fiducia nei confronti dei curanti.

Questi situazioni anziché aprire dei canali per soluzioni efficienti, finiscono sempre più spesso sulle prime pagine dei quotidiani sotto il titolo di “malasanità”.

In questo clima di profondo cambiamento dove molto spesso non vengono presi in considerazione i reali bisogni dell’utente-paziente e dei loro familiari, sostengo l’ipotesi che il counseling sia uno strumento essenziale per far riavvicinare i cittadini a coloro che sono preposti alla gestione dei fondamentali bisogni di carattere psico-fisico e sociale.

Come vedremo sono molti gli ambiti carenti da questa tipologia di bisogni, ma risulta anche attraverso la mia personale esperienza lavorativa, che l’aspetto comunicativo sembra la principale lacuna di cui soffre il mondo della salute e della malattia e proprio quest’aspetto che fa spazio al counseling nelle strutture sanitarie.

A livello relazionale sono numerosi gli esempi di criticità: l’aumento della prassi di auto-cura, la consuetudine dei cittadini a cambiare sia il medico di base che gli specialisti, il rifugiarsi di pratiche esoteriche.

Tra le principali ragioni di questi fenomeni sembra rilevare una mancanza di qualità relazionale tra operatori sanitari ed utenti.

Il linguaggio tra queste due categorie è spesso molto distante ed incomprensibile dove la difficoltà è la chiarezza e la fluidità del messaggio inviato.

Difficoltà che scaturisce a causa di un linguaggio estremamente tecnico, il quale perde di vista il vero referente, l’essere umano sofferente.

Il rischio tangibile è che il paziente venga relegato ad in numero di letto oppure incasellato in linee guida, procedure e protocolli senza essere ascoltato ed analizzato perdendo così informazioni fondamentali per intervenire sulla clinica.

E’ evidente quindi che nella nostra società è indispensabile una figura professionale per aiutare le personale a relazionare.

La figura del counselor, oltre che nella maggior parte dei settori sociali, risulta indispensabile in ambito sanitario dove trova numerose applicazioni come nell’accoglienza dei pazienti, la prevenzione e la promozione della salute, il supporto ai pazienti circa il decorso della malattia, l’ascolto attivo dei bisogni dell’utente, la riduzione del disagio emotivo creato dal cambiamento.

Educare in sanità significa mettere a disposizione del paziente-cliente la propria competenza professionale per negoziare i modi possibili per tradurre in comportamenti concreti e realisticamente sostenibili le azioni concordate.

In tutte le professioni sanitarie esiste la consapevolezza che il ruolo del counselor inizia ad essere indispensabile. E’ un esigenza che è avvertita per garantire un efficiente qualità del Servizio Sanitario in linea con l’esigenze dell’utente stesso.

 

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