E’ ormai assodato che in vari campi dello scibile umano, corpo e mente sono intimamente correlati e risulta impossibile scinderli poiché si influenzano vicendevolmente. Ogni vissuto finisce per influenzare in modo importante la nostra mente e questo perché, costituirebbe un’unità informativa che viene immagazzinata in noi in modo permanente. Tutto questo accadrebbe a prescindere della consapevolezza personale, ma è senza dubbio importante poiché influenza il nostro modo di “essere” nei vari aspetti della vita.
La capacità di "vedere" lo scenario, di anticipare, prevedere sono ad esempio, caratteristiche sempre presenti nelle persone che nel loro lavoro, hanno successo; queste caratteristiche non dipendono dal buon funzionamento fisiologico dei propri sensi, della vista, dell’udito ma dipendono da ciò che potremmo chiamare l’occhio della mente, in quanto occorre spesso vedere, ciò che non è concreto alla percezione.Queste abilità sono il frutto di una integrazione tra una predisposizione naturale condizionata da un intervento quindi di tipo genetico, ed un apprendimento influenzato dalla nostre esperienze o dal nostro vissuto. Esse, non sono immodificabili ma costituiscono un ineluttabile strategia messa in atto per soddisfare la primaria pulsione di sopravvivenza, dell’individuo. Sfortunatamente, non sempre queste strategie sono evolutive, al contrario a volte portano il soggetto a vivere penose problematiche esistenziali.Appare evidente da quanto fin qui sostenuto, come alla base delle nostre filosofie di vita e del comportamento in determinate condizioni, ci sia “l’informazione”. Si potrebbe quindi dire che non c’è vita senza trasmissione di informazioni.La vita biologica stessa è basata su un potere informativo, quello del suo DNA, il quale non è altro che una struttura dati complessa caratterizzante univocamente gli esseri viventi, ognuno dei quali è la rappresentazione olografica del suo DNA.Sappiamo da tanto ormai che ogni individuo è univocamente definito dalla sua informazione genetica. Questa è costituita da un enorme numero di informazioni suddivisa in porzioni denominate geni; ogni gene è portatore di una o più informazioni (si parla infatti di informazione genetica) necessario per produrre una combinazione specifica di molecole chiamate amminoacidi. Come le lettere dell'alfabeto gli aminoacidi si possono combinare tra loro formando innumerevoli parole; una "parola" costituirà una proteina. Le proteine a loro volta, permettono la sintesi di migliaia di molecole organiche, e sono utilizzate dall'organismo per portare avanti processi fondamentali per la vita, ad esempio l'emoglobina che è la proteina che rende possibile l'utilizzo dell'ossigeno per la respirazione.Questa funzionalità è influenzata dai fattori ambientali in una rete di interazioni complesse che si sono sviluppate in milioni di anni. Secondo Barbara Mc Clintok, premio Nobel 1983 per il suo lavoro nel campo della genetica, il funzionamento dei geni "è totalmente dipendente dall'ambiente in cui vengono a trovarsi". Per questo motivo è anche l’elemento che determina la stabilità delle specie. Una variazione dei cromosomi, infatti, provocherebbe un cambiamento della rappresentazione dell’ologramma della specie stessa. Come sopra evidenziato, esiste un meccanismo “predefinito” di come la struttura operi armonicamente alla funzionalità biologica degli organismi, sembra quasi esista un programma “IF – THEN – ELSE” che verifica attimo per attimo le informazioni derivanti dal continuo interagire degli aminoacidi, delle proteine… e così a salire sino all’organismo intero. Per fare un paragone nel campo dell’informatica, un qualsiasi programma per funzionare ha bisogno di:· Un hardware, una struttura fisica che lo detenga. In questo caso abbiamo la struttura stessa del DNA quello che Watson e Crick hanno rappresentato con una doppia elica· Un input, delle informazioni in ingresso che nel nostro caso è l’informazione genetica.· Un’energia, Ogni sistema ha bisogno di energia per il proprio sostentamento, esiste cioè un consumo, una richiesta energetica per il giusto funzionamento della struttura. Nel nostro caso è il materiale proteico in cui sono immersi i Geni, i mitocondri che cedono energia alla cellula, Ciclo di Krebs ecc…L’esistenza di questi costituenti fondamentali della struttura rendono possibile la corretta esecuzione dei passi dell’algoritmo necessario allo svolgimento delle basilari funzionalità del sistema organico. Tra le righe dell’algoritmo, compaiono anche comandi che rendono possibile altresì la risoluzione di problemi strategici che potrebbero verificarsi durante l’esecuzione stessa.Esistono cioè dei programmi (sub-routine) che vengono attivate o richiamate ogni qualvolta si verifica un evento inatteso (ma previsto) che va gestito e risolto per tornare poi nuovamente sulle proprie istruzioni programmatiche. Trattasi cioè di veri e propri programmi nel programma il cui scopo è quello di attuare il problem-solving di un evento. Ovviamente, un’inadeguata stesura d’un programma che non preveda queste possibilità può portare ad un conflitto e relativo crash del sistema, cioè il sistema non saprebbe più che cosa fare. L’organismo per tanto dovrà essere tanto stabile quanto flessibile.Ogni esecuzione del programma principale, ha il fine ultimo di giungere all’obbiettivo per cui questo è stato implementato. Negli organismi viventi, gli scopi primari sono “Vivere” e “Riprodursi”. Ogni istruzione sarà quindi improntato a questo obbiettivo. Solo così l’organismo potrà sopravvivere e darsi una giusta forma. E’ questa la programmazione energetico (o bioenergetica). Una struttura programmatica che attingendo le informazioni interiori dell’organismo interfacciandoli con gli input o stimoli provenienti dall’esterno e produce a prescindere da qualunque altra cosa un effetto di output in quanto risposta diretta delle righe del programma stesso. In pratica ogni combinazione di aminoacidi produrrà una ed una sola proteina. Siamo davanti un OUT OUT . Per questo un programma che non prevede un’adeguata struttura di subroutine deputate al problem solving, potrebbe risultare troppo rigida e quindi giungere precocemente al crash!! Detto questo è evidente che un organismo nella sua forma di vita quale rappresentazione olografica d’una informazione genetica, pur essendo stabile nella sua struttura per garantire la stabilità della specie, dovrà necessariamente dimostrarsi flessibile anche nella sua componente energetica, il fine ultimo è poter permettere all’organismo di sopravvivere al variare delle condizioni ambientali in cui esso è immerso, poiché come detto ne “è totalmente dipendente”. Ciò è quel che avviene con il meccanismo dell’ adattamento.Le pulsioni di sopravvivenza sono quindi innate, genetiche, e giungono a noi da sempre per via evolutiva tramite l’informazione genetica trasmessaci dai nostri avi.Ciò ci ha permesso di essere qui in questo momento, tramite una dura legge di selezione che inevitabilmente non permette a tutti gli esseri di proseguire nella loro linea evolutiva. Solo chi nell’interazione con l’ambiente risulta avere una strategia di sopravvivenza adeguata ed adattiva sarà adeguato al salto evolutivo. Non è infatti pensabile non interagire in alcun modo con l’ambiente in cui si è immersi, la biosfera ad esempio, poiché ciò lo si fa anche per via bioenergetica, nelle varie forme energetiche esistenti, chimica, termica, magnetica e per rammentare le teorie dell’ing. Lakhowsky addirittura cosmica. Non ci abbiamo mai pensato ma anche con questa interazione attingiamo informazioni! E nell’uomo? Milioni d’anni di questo processo uomo-ambiente ci separano dal nostro avo nehandertaliano, molto diverso da noi anche da un punto di vista fisiologico. Proprio per via di questa evoluzione adattiva abbiamo subito e continuiamo a subire profonde mutazioni. Il primo apparato sensibile ai cambiamenti ambientali è il sistema ipotalamo-ipofisario. Il potere informativo si ripercuote invece sulla modificazione permanente della rete neurale del cervello. Nei millenni questo si è tramutato in un grosso cambiamento fisiologico di quest’ultimo. Nasce la Neocorteccia e con essa la autopercezione. Secondo studi intrapresi, la sfera emotiva è in grado di stimolare l’asse endocrino e di conseguenza il cervello che ospita l’ipotalamo, insomma un circuito sostanzialmente aperto solo verso l’ambiente con il quale interagisce.Con questa evoluzione fisiologica, nasce come accennato la neocorteccia, sede dell’emotività. Si delinea così la sostanziale differenza tra l’uomo e le altre specie. In principio il nostro cervello era simile a quello che hanno attualmente i rettili. Il suo programma non andava oltre il mantenimento fisiologico del sistema individuale, regolazione della temperatura, fame e sete. Gli istinti compariranno di seguito con il cervello mammariano, mentre con l’area neocorticale, infine, si parlerà di emozioni, sede anche delle programmazioni tendenzialmente immortali quelle che sono programmazioni ereditate per via evolutiva idee o emozioni che siano.. Questo fa comprendere come l’evoluzione fisiologica e della psiche procedano di pari passo.Le nuove aree si stratificano sul cervello rettiliano. La novità risiede invece nella libertà, ovvero il libero arbitrio nell’agire umano.Va qui introdotta una differenza sostanziale tra il termine psichico con cui intendiamo la “vita interiore” e mentale con cui intendiamo il “pensiero organizzato”, quello che raccoglie informazioni, le elabora e agisce di conseguenza.Se da un lato, dalle nostre programmazioni bioenergetiche scaturiscono emozioni, l’ideazione è conseguenza diretta di una programmazione mentale.Non esiste quindi una interiorità come realtà a se stante, ma questa è il risultato di una complessa interazione tanto dell’area bioenergetica quanto dell’area mentale. L’io è il risultato dell’organizzazione di questa interazione, costituita in realtà dall’organizzazione di idee e simboli a noi necessari quali Dio, Emozioni, Amore, Dovere…Costituitisi nel corso dell’evoluzione. Sono questi i programmi immortali. Sono quindi tanto genetici (geni) quanto bioenergetici (stati d’animo e comportamenti), quanto mentali (idee). Essi si diffondono attraverso campi di influenza (famiglia, collettività…) strutturando gli individui e sopravvivendo ad essi. Più individui occupano più hanno potere di sopravvivenza…al di la del tempo.Le pulsioni primarie, quali motori inferenziali della sfera energetica dell’uomo, pur mantenendo il loro senso endogeno, ora ci appaiono con nuova forma. La pulsione di sopravvivevenza (affermati e sopravvivi) attivo nella sfera bioenergetica interagirà tramite le emozioni, amore/odio con il sistema limbico . La pulsione dell’apparire (utile anche nella riproduzione), con l’ideazione, l’inventare nuove forme tramite l’emotività di tipo estetico, piacere/disgusto, interagisce anche lei con lo stesso sistema. Come scrive il dott. Papadia nel suo libro “La Riprogrammazione esistenziale” :-La bioenergia di ogni persona dà forma alla sua realtà circostante, spazio e tempo conformandola con le sue vibrazioni. Ne consegue un campo individuale che crea e subisce risonanze con altri campi, le quali come detto vengono matenuti in memoria, odori, sapori, pene d’un tempo magari lontano. Persino il destino ci appare allora come possibile evento statistico di accadimenti che avvengono all’interno del nostro campo gravitazionale. “Mi accade quel che io sono”. Va inoltre evidenziato che altra sede (forse più del cervello) dei sentimenti e delle emozioni è il plesso addominale con il quale i programmi bioenergetici interagiscono in modo diretto ovvero senza la mediazione della mente. Come il cervello della testa anche quello addominale produce sostanze psicoattive che influenzano gli stati d'animo, come la serotonina, la dopamina, ma anche oppiacei antidolorifici e persino benzodiazepine, sostanze calmanti come il valium. Il cervello addominale, insomma, lavora in modo autonomo e invia più segnali al cervello "nella testa" di quanti non ne riceva da esso. Ogni persona è il risultato di una vicenda programmatica, nel senso che ognuno si muove secondo una strategia messa a punto nel corso dell’esistenza, in un rapporto interattivo con l’ambiente, allo scopo di raggiungere personali obiettivi.La struttura di personalità di un soggetto è una complessa singolarità. E’ come dire che la forma delle isole ha una geometria unica nel suo genere (non-regolare). L’identità di un’isola non è legata alla somiglianza con qualche poligono ma è scandita dal ritmo delle sue coste; è tutto ciò che la rende diversa da ogni poligono. Descrivere le isole come triangoli o pentagoni può essere comodo per parlarne ma non per navigarci intorno.Tutto questo può essere riformulato più semplicemente così : ogni individuo rappresenta qualcosa di unico e irripetibile.La conseguenza pratica di ciò sarà: formulare gli obiettivi seguendo i criteri ed i valori del soggetto.La vita è l’esecuzione dell’insieme di programmazioni collettive e individuali, genetiche e personali, che hanno formato l’essere bioenergetico, mentale, spirituale di quella persona. Come accennato le doti individuali che pongono l’essere in una determinata posizione interiore rispetto l’ambiente in cui è immerso, lo definiscono univocamente in senso olistico, poiché egli solo è proprietario del suo vissuto e del suo patrimonio genetico, nonché di quelle idee a lui innate pervenutegli per via evolutiva. E’ evidente ora che la vita è la realizzazione ineccepibile di una “programmazione STRATEGICA” energetica, mentale e spirituale, ereditata dalla natura, operata dalla società e dalla persona stessa. Abbiamo anche detto che a causa della rigidità di una programmazione personale, gli individui tendono ad entrare in crisi e ciò lo manifesterà iniziando a reiterare comportamenti ripetitivi, ostinati, e cattive abitudini fino all’incapacità stessa di cambiare. Non è possibile perciò uscire da una simile condizione se non attraverso un appropriato intervento, volontario e talvolta laborioso, di variazione della propria “strategia” acquisita nel corso degli anni. Di conseguenza per uscire da esse è necessario un apposito intervento attivo, che individuiamo nella Riprogrammazione. Individui che vivono una situazione di disagio trovano in questa tecnica gli strumenti per sostituire i loro programmi preesistenti con altri, che si basano sull’autonomia consapevole.La conclusione è che la vita è la realizzazione ineccepibile di una “programmazione STRATEGICA” energetica, mentale e spirituale, ereditata dalla natura, operata dalla società e dalla persona stessa, il cui cambiamento richiede un apposito lavoro di “riprogrammazione”.Il sistema di intervento passa per la metodologia di ordine genetico. Per comprendere il metodo basta prendere in esame il precesso genetico della staminalizzazione delle cellule a partire da una normale cellula.Ciò che normalmente viene fatto in un processo del genere è prendere una cellula uovo, inserirgli i geni attinti da una normale cellula (togliendo il patrimonio genetico dal proprio ambiente per reinserirlo in un nuovo ambiente), ottenendo una nuova cellula di tipo ibrido (staminale). Essendo gli ambienti di tipo proteico, differenti proteine sono in grado di interagire con quelle parti del patrimonio genetico che nel vecchio ambiente non sarebbero state magari attivate.Per paragone potremmo identificare la cellula (ambiente proteico), con il campo energetico dell’individuo, il nucleo come la struttura personale del soggetto (il DNA comprendente i geni attivi e non) il quale viene immesso nella nuova cellula o ambiente (il Setting) il quale attiverà con un nuovo ambiente proteico il patrimonio genetico non attivo (cambiamento).Chiaramente il cambiamento del modo di essere, non potrà che essere il più possibile personalizzato; questa è la conseguenza logica del fatto che ognuno di noi utilizza una sua modalità specifica di apprendimento, della quale il più delle volte non è nemmeno consapevole.E’ compito del counselor rendere il setting un’occasione per il cliente di sviluppare nuove abilità e scoprire di se stesso risorse, capacità, vedere nuove cose che nemmeno sospettava.Se in ogni soggetto esiste una unicità, allora bisogna sempre concordare con il soggetto; ovvero, bisogna intuire la struttura dell’altro anche contro la consapevolezza che l’altro ha di sé, poichè la consapevolezza è un sottoprodotto di quello che siamo.
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