Nel processo formativo si realizza uno stato di pathos che si potrebbe definire "pathos didattico". Questa forza emotiva deriva dalla reciproca immagine ideale di perfezione del docente e dell'allievo: docente onnipotente in grado di istruire chiunque e allievo modello in grado di apprendere senza problemi. Di fronte ad una riduzione delle performances degli allievi o ad un mancato o parziale apprendimento, il docente si troverà a constatare l'impossibilità di onnipotenza e ciò potrà determinare in lui un sentimento di impotenza e inadeguatezza. Il medesimo sentimento sarà nutrito dall'allievo che a sua volta si sentirà sminuito nella propria capacità di discente, sviluppando idee di colpa e senso d'inefficacia. Ognuno tenderà ad attribuire all'altro, al fine di salvaguardare la propria autostima, la responsabilità dell'insuccesso ricorrendo ad atteggiamenti svalutativi reciproci. Questo cortocircuito onnipotenza/impotenza è un serio limite al processo didattico in quanto va a minare la reciproca fiducia. In alcune situazioni si può arrivare alla fuga dal setting didattico o addirittura al ritiro da un corso. Assume allora un valore cruciale che il docente e l'allievo abbiano la cognizione dei propri limiti e possibilità e che sappiano riconoscere gli stati emotivi connessi a questo circuito, al fine di poter reciprocamente essere maieuti delle risorse. Vi deve essere costantemente la consapevolezza di essere non strumenti ma Persone, realtà spesso trascurata in funzione dei ruoli dell'organizzazione didattica.
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