Allontanandosi da tale stato, con la “caduta” l’uomo incomincia a sperimentare se stesso come individuo cosciente e conseguentemente “il non io” in pratica: il mondo di fronte a lui.
Ovviamente si è manifestato un gran passo in avanti nella qualità di vita, del benessere psichico e delle funzionalità fisiologiche; Tuttavia quest’intricato modello rimane ancora invariato alla radice. Il soggetto è a tutto oggi sottomesso e considerato un tranquillo paziente nell’attesa di essere operato, accomodato e regolato da forze esterne con le quali lui non n’è assolutamente in contatto.
I meritati successi della chirurgia, e le scoperte rivoluzionarie dell’ingegneria medica contemporanea, seguono purtroppo una filosofia fondamentale retrograda ed antagonista, altamente deresponsabilizzante e sbrigativa. L’esaltazione per lo stato d’emergenza non fa altro che tenerci tutta la vita in allarme, spaventati e sottoposti. Sarebbe interessante portare energia/attenzione su nuove filosofie terapeutiche per trasformare il “soggetto paziente” incompetente e incosciente in un musicista capace di intonare la propria melodia ed esprimerla attraverso uno strumento nelle proprie mani: il terapeuta, quale strumento messo al servizio della persona.
Se è vero che l’energia segue il pensiero, sarebbe veramente bello pensare che siamo noi gli unici responsabili della nostra attuale condizione. Se è vero che il caso non esiste, siamo proprio noi a causare questa o quella determinata situazione, ed è altrettanto vero che possiamo essere noi stessi a modificarla a nostro piacimento. Se noi diventiamo padroni della nostra volontà, non abbiamo bisogno d’intermediari, di fratelli maggiori che ci devono ancora dire cosa dobbiamo fare e in che modo. Non abbiamo più bisogno d’intermediari per sentire la voce di Dio. Non abbiamo bisogno di Dio perchè lo siamo. Se è vero che “Tutto è Uno” non esiste distinzione e limite tra creatura e creatore se noi siamo creatori di noi stessi, possiamo assumerci la responsabilità di quello che ci accade, possiamo accettarlo, cambiarlo in qualsiasi momento. Scoprire come le paure che fino ad ora ci hanno limitato sono parte della stessa energia che origina la sofferenza intesa come impossibilità ad accettare il cambiamento.
La crescita è una trasformazione continua, è il superamento dei propri limiti. Una terapia deresponsabilizzante non fa altro che impedire la crescita dell’individuo e quindi della società, possiamo stare meno male ma non potremmo stare mai bene. Ci mancherà sempre una parte di noi, il nostro autentico potere personale, la nostra autonomia, la coscienza di essere noi stessi artefici della nostra vita. Da soli è veramente difficile andare contro questa condotta consolidata, il potere della paura diffuso e condiviso è ancora molto presente, tuttavia ognuno di noi nel suo piccolo può incominciare a fare delle scelte consapevoli scegliendo, la dove è possibile, un impianto terapeutico che dia dignità e sovranità alla persona, ed invece, quando si è costretti a sottomettersi a dei trattamenti esterni, chiedersi come mai ci si trova in quella delimitata circostanza, quali sono state le cause, i principi scatenanti consci ed incosci che ci hanno obbligato in quella specifica condizione.
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