Il linguaggio del sintomo

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Il linguaggio del sintomo nasce dal profondo della nostra anima.

La parola sintomo deriva deriva dal greco symptoma che significa “manifestazione”, “circostanza”.

Nella manifestazione del sintomo confluisce l’espressione simbolica della malattia, si in riferimento alle sue componenti esteriori sia alle cause che, anche se in modo non immediatamente evidente, la determinano.

Spesso, infatti, nel sintomo si riflette qualcosa di cui la persona colpita a livello conscio non vorrebbe ammettere l’esistenza.

Ogni sintomo segnala l’esigenza di fuggire un dolore indicibile, causato dal vincolo di “dovere vedere” ciò che si vorrebbe evitare. Nel sintomo, attraverso l’interpretazione del linguaggio d’organo, è possibile far emergere qualcosa che è stato rifiutato, qualcosa che soggetto teme e che per questo non vorrebbe riconoscere,oppure qualcosa che vorrebbe evitare, poiché ciò che dovrebbe affrontare lo porrebbe in una condizione da lui avvertita di eccessiva responsabilità rispetto alla vita.

Il corpo diventa così, attraverso il linguaggio d’organo, un palcoscenico sul quale viene rappresentata un’opera che nessuno vorrebbe vedere, di cui forse neppure si vorrebbe ammettere l’esistenza. La guarigione psicosomatica sta nella comprensione dell’espressione simbolica del sintomo. Se non c’è comprensione di ciò che l’organo malato cela e svela, la guarigione rimane parziale anche quando tale organo viene sanato. Ogni linguaggio d’organo segnala un disagio esistenziale che deve essere riportato alla coscienza. Guarire significa cogliere le informazioni contenute nei simboli della malattia. Che non funziona nel nostro corpo dobbiamo tornare dentro di noi. Solo all’interno di questo itinerario di consapevolezza si compie la guarigione.

Ogni malattia appella che invita l’Io, se pure dolorosamente, a una presa di coscienza. La via della guarigione psicosomatica non sta nella pervicace volontà di cambiare, ma nel raggiungere uno stato di consapevolezza ulteriore. La causa fondamentale di ogni malattia sta in un modo distorto di guardare la realtà. Il criterio fondamentale della guarigione psicosomatica è l’ampliamento del campo di coscienza; i suoi presupposti sono la fede, l’umiltà, l’autenticità, l’espressione vitale dell’emozione e il recupero dell’energia marziale che consente al soggetto di affrontare la vita, riprendersi la responsabilità di agire e di decidere, di fare scelte finora evitate, di entrare in questioni scottanti per potere sfidare la paura, che troppe volte ci paralizza e rende impotenti. Spesso la malattia è il segno di un alibi e di una fuga, mentre la guarigione è la condizione di un riscatto rischioso “offensivo” è consapevole. Il cambiamento è sempre conseguente un processo di disvelamento e ampliamento della coscienza. Per comprendere tale percorso di consapevolezza e venne identificare:

-  occorre rinunciare all’atteggiamento di rifiuto nei confronti della malattia. Ascoltare le ragioni della malattia, del mettersi in armonia con la malattia stessa. La malattia è un male da contrastare. Essendo la malattia un messaggio che va decifrato come indicatore per la guarigione globale, i sintomi sono dei segnali che indicano ciò che abbiamo escluso dalla coscienza. Per guarire occorre senza riserve nell’accettazione della malattia, a per trovare nella profondità dell’anima la luce che svela ciò che nascondendosi all’anima si è reso causa dell’insorgenza della malattia stessa;

-  è necessario transitare dall’ Io che ci fa ammalare al Sé che guarisce attraverso un lavoro sull’ombra.

La nostra rabbia non può essere forzatamente eliminata. Ogni volta che ci costringiamo a non sentirla, subentra il rischio che venga depositata nel corpo facendoci ammalare.

Potendo guardare e integrare la nostra rabbia,come tutte le altre emozioni che vorremmo escludere, possiamo guarire. Per ogni organo e malattia corrispondente, con riferimenti al linguaggio dei sogni e a quello del senso comune, le connessioni tra la funzione d’organo e la funzione psicologica, le domande che svelano, le domande che vanno poste alla soggetto malato affinché in essa possa accogliere gli eventuali nessi che intercorrono tra l’insorgenza della malattia e l’evitamento di verità e di potenzialità scelte che devono essere nuovamente presi in considerazione per un ri-direzionamento della propria esistenza.

Il primo passo della guarigione psicosomatica sta nel costruire la storia del proprio disagio o della propria malattia. Nell’eziologia del sintomo non esiste una specifica causa, mentre esistono diversi fattori con casuali:

-  fattore contestuale, identificabile nelle situazione di contesto che si collegano all’insorgenza del sintomo “da dove viene il sintomo?”, “ che cosa è accaduto prima dell’insorgenza del sintomo?”.

Quando si prende in esame un sintomo occorre interrogarsi sulla situazione di vita, i pensieri, i sogni, le fantasie e gli eventi che si collegano alla comparsa di quel sintomo, a che cosa nello stato attuale si cornette, come esiste come si manifesta;

-         fattore interpretativo, identificabile del linguaggio d’organo e nel simbolismo corrispondente. In ogni somatizzazione c’è una risposta mancata a una domanda segreta. È necessario ascoltare il linguaggio si psicosomatico relativo all’organo colpito e le formulazione linguistiche che lo descrivono;

-     fattore teleonomico, identificabile nello scopo “a che cosa tende il sintomo e dove vuole portare soggetto?”;

-     fattore di slittamento,identificabile con ciò che il sintomo ci porta a evitare “che cosa m’impedisce di fare quel determinato sintomo?”.

Nella guarigione psicosomatica occorre curare il sintomo a livello del disturbo fisico con interventi di carattere medico, qualora la malattia porti a inevitabili degenerazioni con il rischio anche di compromettere la vita della persona malata (se un’ulcera sta per perforarsi o provoca intensi dolori, anche se l’eziologia è psicosomatica, va comunque sempre curata attraverso la prescrizione di farmaci), ma occorre anche, paradossalmente, senza occuparsi esclusivamente del sintomo, cercare di individuare i rapporti di trasposizione simbolica che costringono il soggetto a rappresentare con la malattia ciò che non può trasferito sul piano del linguaggio verbale.

Dopo aver acquisito le informazioni necessarie sul “linguaggio d’organo” sulla valenza simbolica che è corrispondente all’organo colpito (per esempio, le spalle rappresentano l’idea di sopportare carichi eccessivi), alla fine di procedere a un ampliamento della propria coscienza, seguendo le tappe indicate, attraverso queste tappe si va alla conoscenza del sintomo, si crea una certa familiarità. La scheda patobiografica serve a fare un’analisi dettagliata del proprio sintomo, conoscere le proprie emozioni parassite e trasformarle in emozioni positive. Fare in modo che la malattia venga accettata a livello di pensiero, importante è conoscerla e accettarla. La scheda patobiografica è una serie di domande divise per tappe, ogni tappa porta alla conoscenza del nostro sintomo.

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