IL COUNSELING CON I BAMBINI STRATEGIE DI INTERVENTO NEI CASI DI IPERATTIVITA’ ED AGGRESSIVITA’

Inviato da

bambino_arrabbiatoGenitori e insegnanti sono sempre più interessati a comprendere e gestire le manifestazioni aggressive e violente del comportamento dei bambini. Il bambino, infatti, può mostrare già in età prescolare atteggiamenti aggressivi e violenti, che spesso vengono sottovalutati confidando che scompariranno “con il crescere”. Purtroppo la realtà insegna che, in mancanza di adeguati supporti educativi, a crescere
saranno solo i problemi e le capacità offensive del bambino. Il comportamento aggressivo, ed in particolare violento, a qualunque età si manifesti, merita sempre di essere preso in seria considerazione.

Per comportamento violento nei bambini si intende una vasta gamma di condotte: esplosioni d’ira, aggressione fisica, risse, minacce e tentativi di far male agli altri, crudeltà verso gli animali, inclinazione ad appiccare incendi, distruzione intenzionale delle cose (proprie e altrui), atti di vandalismo. La ricerca in questo campo ha dimostrato che alla base dell’aumentato rischio di comportamenti violenti nei bambini vi è tutta una serie complessa di interazione di fattori che comprendono: storia personale di comportamenti aggressivi o violenti; esperienze pregresse come vittima di abusi fisici e/o sessuali; esposizione reiterata alla violenza domestica e sociale; gravi esperienze di frustrazione; genitore con problemi giudiziari (carcerazione); genitori alcoolisti o tossicodipendenti; famiglie composte da un solo genitore; fattori genetici (ereditarietà familiare); basso quoziente intellettivo (nel caso di condotte aggressive continuate); scarsa capacità di espressione verbale e di autocontrollo, legata ad un disturbo dell’attenzione e ad impulsività; schemi di attaccamento di tipo insicuro; esposizione alla violenza trasmessa dai media (TV, film, videogiochi, ecc.); combinazione di condizioni familiari svantaggiate (povertà, grave deprivazione, conflitti coniugali, mancanza di un
genitore, disoccupazione, assenza della famiglia allargata); lesioni o epilessia del lobo temporale. Per quanto riguarda i segnali d’allarme, occorre porre attenzione ai seguenti atteggiamenti nei bambini, perché sono spesso
precursori di comportamenti apertamente violenti: rabbia intensa; perdita frequente del controllo con esplosioni d’ira; facile irritabilità; grande impulsività; sensibilità alla frustrazione. Di conseguenza, genitori e insegnanti dovrebbero fare attenzione a non sminuire la valenza e la problematicità di tali comportamenti nei bambini, cercando di interpretarli in correlazione al contesto familiare e ambientale che circonda il bambino e delle
esperienze che egli sta vivendo.

In presenza di un bambino aggressivo
genitori, insegnanti e specialisti dovrebbero collaborare con grande sensibilità al fine di aiutare il bambino a: imparare a conoscere, e a controllare, la propria aggressività; esprimere rabbia e frustrazione in modi più appropriati, provando a verbalizzarne le cause; comprendere la responsabilità delle proprie azioni ed accettarne le conseguenze, conoscendole; migliorare l’immagine di sé ed il senso di autostima.
Inoltre, è necessario intervenire per affrontare e risolvere eventuali conflitti familiari, problemi scolastici, difficoltà sociali. Molti studi hanno
dimostrato che molti dei comportamenti violenti possono, infatti, essere ridotti o persino inibiti se i fattori di rischio sopra elencati, a loro volta, vengono ridotti o eliminati. In primo luogo, tuttavia, l’esperienza dei clinici ed altri esperti indica che è necessario modificare quelli che possono essere “esempi” di condotte violente in famiglia, ossia procedere alla riduzione dell’esposizione del bambino alla violenza tra le mura domestiche. Secondariamente, il bambino va meno esposto a informazioni che rendono conto della violenza sociale e, ultimo ma non meno importante, va assolutamente considerato il ruolo dei media, TV e videogames in testa: ore e ore di passiva
esposizione a programmi e/o giochi violenti conducono facilmente nei bambini (e non solo) alla violenza attivamente agita.
L’iperattività:
è un disturbo dell’età evolutiva che colpisce circa il 4% dei bambini, risulta di non facile trattamento, e al contempo è molto diffuso e in aumento. L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è una patologia a grossa componente genetica, quindi spesso ereditaria, caratterizzata da un disordine dei neurotrasmettitori cerebrali deputati al controllo dell’attenzione. In alcuni casi, quindi, può accompagnarsi ad una iperattività secondaria, dovuta al disordine mentale che affligge il bambino e gli impedisce di filtrare gli stimoli sensoriali che lo bombardano quotidianamente. I bambini iperattivi presentano difficoltà di attenzione, sono disorganizzati, disordinati, hanno difficoltà di concentrazione, al punto tale che ogni stimolo li distrae. Spesso non riescono a completare un compito e passano da un’attività ad un’altra senza portarne a termine alcuna.Questi soggetti non sopportano di attendere il proprio turno ed interrompono continuamente, sono impulsivi, invadenti, sbadati, tendono a perdere spesso le proprie cose. Dal punto di vista motorio non riescono a star fermi e seduti, sembrano come “motorizzati” (ipercinetici), con disturbi
paralleli di ansia e dell’umore. Il DSM-IV (manuale diagnostico statistico dei disturbi della sfera mentale) nel descrivere il bambino iperattivo sottolinea che i sintomi devono comparire prima dei sette anni e interessare più aree. Esistono infatti diversi quadri clinici, più o meno complessi, dove spesso predomina il sesso maschile. E’ importante poter riconoscere e intervenire appropriatamente su tale disturbo per scongiurare future condotte antisociali e varie problematiche psicologiche: va detto , infatti, che, a dispetto delle difficoltà che l’adulto incontra a trattare queste “piccole pesti”, i bambini che mostrano tali difficoltà di comportamento vanno seguiti con amore,
dedizione, attenzione, generosità e pazienza, nonché con grande competenza e, quando necessario, con l’ausilio di esperti .
Iniziando dalla scuola materna, è importante riconoscere il bambino ipercinetico che, oltre ad essere costantemente in movimento, appare più immaturo rispetto ai coetanei, non rispetta le regole, è insofferente, spesso ha atteggiamenti provocatori e, quando gli si parla, sembra non ascoltare.
Alla scuola elementare il comportamento tende a peggiorare per effetto dell’aumento di regole e di richieste cui il bambino è sottoposto. Aumenta altresì il rischio che questi bambini vengano “etichettati” perché disturbano, fino alla richiesta di un insegnante di sostegno. Questo atteggiamento extra-familiare influisce negativamente sulla stima che il bambino ha di sé, peggiorando la situazione: il bambino, infatti, sentendosi più insicuro, non potrà che aumentare la sua iperattività, con comportamenti di sfida e di totale disinteresse verso le punizioni. Dal punto di vista delle capacità cognitive, il bambino iperattivo ha un’intelligenza nella norma o superiore: gli apprendimenti e le relazioni sociali, infatti, sono scarsi perché è il comportamento a comprometterli, non le potenzialità. Tra i fattori di rischio vi sono:
- familiarità per la sindrome da deficit di attenzione con iperattività;
- storia familiare di alcoolismo;
-presenza di una madre con problematiche depressive;
- sovraffollamento familiare;
- conflitti tra genitori e conseguente incapacità a stabilire regole di comportamento.
 
 Il quadro dell’iperattività si può descrivere considerando le sue caratteristiche fondamentali:
a) inattenzione, distraibilità, difficoltà di concentrazione. 
In linea di massima si può affermare che i soggetti ipercinetici hanno scarse capacità di attenzione. Ma forse sarebbe più opportuno dire che essi hanno modalità attentive peculiari: hanno difficoltà a fissare la propria attenzione su qualcosa, ad esempio un compito, per tempi lunghi, perché tendono a distrarsi con grande facilità, a stancarsi presto davanti ad attività ritenute noiose e monotone, ma al tempo stesso possono essere  straordinariamente attenti e capaci di fronte a compiti che richiedono tempi brevi, reazioni veloci, verso i quali sviluppano una forte motivazione, perché provano una forte eccitazione.
Spesso i genitori di bambini iperattivi con deficit attentivo raccontano le “prodezze” dei propri figli con i famosi giochi di simulazione al computer, dove è richiesta un’attenzione elevata ma rapidamente mobile.
b) iperattività ed ipereccitabilità 
I bambini ipercinetici sembrano “consumare” gli stimoli a velocità multipla, fanno tutto di corsa, ogni esperienza è vissuta velocemente, fanno tante cose simultaneamente, sempre pronti come sono a cogliere un input come attivatore del loro essere in toto: mente e corpo. L’idea viene subito messa in pratica, non c’è mediazione e capacità di inibizione. Le loro emozioni sono molto vivide, spesso esagerate, con reazioni immediate e inopportune, sia quelle negative o distruttive, sia quelle positive: tutto è amplificato e direttamente agito.
c) impulsività 
Per un bambino iperattivo sembra impossibile pensare prima di agire. Come si è detto, ogni impulso viene tradotto in una serie di comportamenti non sempre felici, anzi spesso fonte di costernazione per chi se ne deve far carico. Non è che questi bambini non apprendano le “buone maniere”, in teoria le conoscono, ma in pratica sono un brulicare incessante di idee, impulsi, sensazioni, intuizioni. E senza la mediazione di un “controllore” (Io cosciente che determina i comportamenti rispetto agli obiettivi) il cervello del bambino iperattivo traduce subito le idee in movimenti, scatti, tamburellamenti, scuotimenti, manipolazioni, esplorazioni, contorsioni, smorfie, salti, fughe in
mezzo alla strada, ecc.
d) intolleranza alla frustrazione, necessità di gratificazione immediata 
Il bambino iperattivo incontra enormi difficoltà a perseguire un unico obiettivo per tempi lunghi, rimandando l’eventuale gratificazione al conseguimento dello stesso. E’ più facile che riesca a completare piccoleporzioni dello stesso compito senza rimandare il premio, concreto o figurato che sia, alla fine del progetto, perché egli preferisce incassare subito il premio. Questo fattore, apparentemente secondario, riveste invece una grande importanza sul tipo di comportamento che l’iperattivo tende a ripetere.
Infatti, vessato da richieste troppo lontane dalla sua indole, perseguitato da richiami e note, prediche, minacce e suppliche, ultimatum, ecc., il bambino ipercinetico imparerà presto a trovare strategie per sfuggire a tutto questo,
piuttosto che a trovare modi per raggiungere serenamente e costruttivamente un obiettivo.
Ecco allora che scuola e famiglia dovrebbero stringere una salda alleanza, costruendo un proficuo rapporto atto ad evitare le numerose frustrazioni cui il bambino andrà inevitabilmente incontro se si inizierà a tempestarlo di
rimproveri e punizioni, o avendo su di lui aspettative inadeguate, sottoponendolo a vere e proprie “sfide” in cui, fatalmente, risulterà perdente (con ulteriori frustrazioni che rinforzano il circolo vizioso).
Gli insegnanti devono essere consapevoli che il loro diverso atteggiamento con il bambino disattento/iperattivo ha un forte impatto sulla modificazione del suo comportamento. Non si deve, infatti, dimenticare che la gravità e la
persistenza dei sintomi del disturbo risentono notevolmente delle variabili ambientali, di come il bambino si sente accettato e aiutato di fronte alle difficoltà. Uno dei predittori di un miglior esito del disturbo in età adolescenziale sta proprio nel positivo rapporto che gli insegnanti sono riusciti ad instaurare con l’alunno durante gli anni della scuola dell’obbligo.
Ecco, allora, che le “regole” della classe devono essere poche, semplici e comprensibili. L’insegnante, in primo luogo, deve porsi come autorevole e competente punto di riferimento ed affiancarsi al bambino (senza perdere la
pazienza), dandogli brevi e semplici consegne, precisando sia verbalmente che per iscritto i passaggi più importanti per aiutarlo ad eseguire appropriatamente un compito.
L’esperienza indica che è necessario fare pause frequenti durante lo svolgimento della lezione, rendendo il lavoro stimolante, in primo luogo coinvolgendo i bambini il più possibile in “percorsi” in cui tutti si sentano partecipi, e solo secondariamente, e gradualmente, facendo rispettare i tempi di realizzazione del compito dato.
 E’ assolutamente controproducente sottolineare, sarcasticamente, le difficoltà del soggetto iperattivo, per non
dar luogo ad “etichettamenti” anche da parte dei compagni, cosa che aggraverebbe la condizione di esplosività del bambino disturbato.
Considerando poi che questi bambini perdono spesso le loro cose, sarà utile definire i tempi e i modi per raggiungere un routinario riordino dei propri materiali. A tal fine è importante l’uso di rinforzi positivi, da variare con
intelligenza e sensibilità perché non perdano di efficacia: uno di questi potrebbe essere favorire nel bambino iperattivo le attività nelle quali riesce meglio, evitando come detto possibili competizioni frustranti con i compagni.
Infine, quando necessario, gli insegnanti, oltre che collaborare con i genitori, dovrebbero confrontarsi con gli esperti per integrare e armonizzare gli interventi attuati sul bambino.
In famiglia è necessario che i genitori evitino di colpevolizzare il figlio (o se stessi) per i comportamenti che non vanno bene e valutino, invece, quali sono le occasioni e i momenti in cui è opportuno gratificare il bambino.
Sono inoltre da evitare comportamenti aggressivi o ironici verso il bambino, anche se si sente spesso invocare “un sano scapaccione” alla ricerca di un po’ di quiete per questi genitori sicuramente messi alla prova.
Le richieste rivolte al bambino devono essere esplicitate in modo chiaro, preciso e coerente. Se l’adulto riuscirà a controllarsi, allenandosi a gestire i conflitti in modo positivo, potrà costituire quella facilitazione di cui il figlio ha bisogno, ossia con l’esempio fornirà al bambino delle strategie adeguate per la risoluzione dei vari problemi.
D’altronde, com’è noto, educare richiede molto tempo: imparare a comunicare correttamente non è facile e prevede molto impegno. Infatti, spesso, gli stessi genitori di bambini “difficili” trovano necessario seguire un intervento
psico-educativo o terapeutico personale, per imparare a conoscere le difficoltà del figlio, per rapportarsi ad esse in chiave evolutiva e per valorizzare i comportamenti positivi del figlio.
 
Per agire efficacemente sul bambino ipercinetico è necessario:
- capire e diagnosticare tempestivamente il disturbo e la sua tipologia;
- creare una circolarità di informazioni/interventi tra scuola, famiglia ed esperti;
- programmare obiettivi educativi comuni, coerenti sia a scuola che a casa, in modo da facilitare l’autoregolazione del soggetto;
- formulare piani di intervento procedendo a piccoli passi, per arrivare alla soluzione gradualmente, prendendo e dando coscienza (e non cercando di attuare strategie di condizionamento);
- proporre più strategie possibili e variarle nel tempo per non renderle inefficaci (dalla conoscenza alla creatività);
- gli adulti coinvolti devono mettersi in discussione per valutare le proprie strategie di intervento, onde modificare eventuali atteggiamenti che non sono d’aiuto al bambino;
- curare il rapporto del bambino coi coetanei, creando situazioni di gioco per educare all’autocontrollo (senza competizioni);
- fornire esempi positivi, costruttivi, corretti e coerenti;
- usare poche “regole”: semplici, congruenti, chiare;
- fornire soprattutto rinforzi positivi (le punizioni stressano e producono effetti controproducenti);
- intervenire direttamente solo su comportamenti inadeguati gravi;
- prevenire i comportamenti inadeguati ed agire tempestivamente;
- riflettere sui cambiamenti ottenuti, anche se sembrano piccoli, e non scoraggiarsi.
A scuola quando vengono spiegate le lezioni o vengono date delle istruzioni per eseguire dei compiti è importante che l’insegnante si accerti del livello di attenzione del bambino: spesso i bambini iperattivi sono fisicamente e
mentalmente occupati a fare qualcos’altro. In generale il contatto oculare è la tecnica più efficace per controllare l’attenzione del bambino.
Le consegne devono contenere delle istruzioni semplici e brevi. E’ fondamentale assicurarsi che il ragazzo abbia compreso le istruzioni di un compito; per essere sicuri di ciò si possono far ripetere le consegne con le parole del
bambino.
Una volta dato un testo di un problema di aritmetica o un testo che contenga delle istruzioni è opportuno aiutare il
bambino disattento/iperattivo ad individuare (sottolineandole con diversi colori) le parti importanti del testo.
E’ opportuno controllare le fonti di distrazione all’interno della classe: non è indicato far sedere il ragazzo
vicino alla finestra, al cestino, ad altri compagni rumorosi o ad oggetti molto interessanti. Non è, ugualmente, produttivo collocare l’allievo in una zona completamente priva di stimolazioni, in quanto egli diventa più iperattivo
perché va alla ricerca di situazioni nuove e interessanti.
Disporre i banchi in modo che l’insegnante possa passare frequentemente in mezzo ad essi, per controllare che i più distratti abbiano capito il compito, stiano seguendo la lezione e stiano eseguendo il lavoro assegnato.
Alcuni suggerimenti per la gestione delle lezioni… 
  •  Accorciare i tempi di lavoro. Fare brevi e frequenti pause soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi.
  •  Rendere le lezioni stimolanti e ricche di novità: i bambini iperattivi con disturbi dell’attenzione hanno prestazioni peggiori quando i compiti sono noiosi e ripetitivi (usare figure, schemi, variare spesso il tono della voce, ecc).
  •  Interagire frequentemente, verbalmente e fisicamente, con gli allievi.
  • . Fare in modo che essi debbano rispondere spesso durante la lezione.
  •  Utilizzare il nome degli allievi distratti per richiamarne l’attenzione.
  •  Costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni.
  •  Utilizzare il gioco dei ruoli per spiegare concetti storici e sociali in cui siano coinvolti vari personaggi.
  • Abituare il bambino impulsivo a controllare il proprio lavoro svolto.
Anche l’ordine può aiutare… 
E’ importante stabilire delle attività programmate e routinarie, in modo che il bambino impari a prevedere quali comportamenti deve produrre in determinati momenti della giornata.
 Definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere, rispettando i tempi del bambino (questo lo facilita anche ad orientarsi meglio nel tempo). Aiutare l’allievo iperattivo a gestire meglio il proprio materiale,
insegnandogli l’organizzazione e lasciandogli cinque minuti al giorno per ordine le sue cose.
L’insegnante deve proporsi come modello per mantenere in ordine il proprio materiale e mostrare alcune strategie per fare fronte alle situazioni di disorganizzazione. Utilizzare il diario per una efficace comunicazione giornaliera con la famiglia (non per scrivere note negative sul comportamento del bambino, mortificandolo).
 
E per gestire il comportamento cosa si può fare…
Innanzitutto è opportuno definire e mantenere regole chiare e semplici all’interno della classe (è importante ottenere un consenso unanime su tali regole).
 Rivedere e correggere le regole della classe, quando se ne ravvede la necessità.
Spesso è necessario spiegare chiaramente agli alunni disattenti/iperattivi quali sono i comportamenti adeguati e quali quelli inappropriati.
 E’ molto importante far capire agli allievi impulsivi quali sono le conseguenze dei loro comportamenti positivi e quali quelle derivanti da azioni negative.
 E’ più utile rinforzare i comportamenti positivi (stabiliti in precedenza), piuttosto che punire quelli negativi.
 Sottolineare i comportamenti adeguati del bambino attraverso ampie ed evidenti gratificazioni. Avere la possibilità, creativamente, di cambiare i rinforzi quando tendono a perdere d’efficacia.
Si raccomanda di non punire il bambino togliendo l’intervallo, perché il bambino iperattivo necessita di scaricare la tensione e di socializzare con i compagni.
 Le punizioni severe, note scritte o sospensioni, non modificano il comportamento del bambino, se non in peggio.. E’ importante stabilire giornalmente o settimanalmente semplici obiettivi da raggiungere.
E’ utile informare spesso il bambino su come sta lavorando e come si sta comportando (feedback), soprattutto rispetto agli obiettivi da raggiungere.
 
 due da non dimenticare… 
  • Occorre utilizzare i punti forti ed eludere il più possibile i lati deboli delbambino: ad esempio, se dimostra difficoltà fine-motorie, ma ha buone abilitàlinguistiche, può essere utile favorire l’espressione orale, quando è possibile sostituirla a quella scritta.
  •  Bisogna enfatizzare i lati positivi del comportamento quali la creatività, l’affettuosità, l’estroversione.
Potrebbero interessarti ...