Essere e apparire: questo è il problema


essere_apparireIl compito fondamentale di sviluppo dell’essere umano è la costruzione del proprio, unico, irripetibile Sé. Usare il  termine costruzione ha un senso in quanto si tratta di un vero e proprio movimento di edificazione di una struttura che sarà il nerbo, la colonna spinale dell’esistenza. Questa dinamica strutturante non fa parte di un periodo della vita, come una volta si affermava rispetto alle concezioni di uno sviluppo di tipo stadiale, ma di tutto quello che  viene chiamato ciclo di vita cioè di quel tempo uguale e diverso per ognuno che va da quando si aprono gli occhi al mondo (ed oggi molti bimbi nascono con gli occhi già aperti…) a quando quegli stessi occhi si chiudono  del tutto e su tutto.

Così la costruzione del Sé diventa compito precipuo e irrinunciabile se si vuole vivere e non sopravvivere a sé stessi  e al mondo, inteso come  luogo in cui si esprime in senso del Sé,  lo si sperimenta, lo si riconosce e  si lascia che venga riconosciuto.

 Secondo le più moderne teorie della psicologia dell’età evolutiva, il bambino struttura se stesso nelle prime interazioni accudenti, in quel rapporto duale e unico con le cosiddette figure primarie. Attraverso tale relazione estremamente significativa, oserei dire vitale,  incontra e fa esperienza del mondo, necessitando di un filtro continuo che gli permetta l’esperienza senza cadere nell’angoscia , imparando a gestire emozioni e sentimenti, provare gratitudine e soddisfazione insieme alla frustrazione , esperienza anch’essa fondamentale per l’incontro con la realtà esterna, il Non - Me , l’Altro da Me (D.Winnicott  “Sviluppo affettivo e ambiente” 1970). Il bambino ricerca, in questo contatto, protezione calore e sicurezza, elementi che determineranno il suo stile di conoscenza e i modelli relazionali della vita (J. Bowlby “Una base sicura” 1988)

 

Essere è una esperienza che parte, quindi, dal soggetto ma che ha la necessità dell’altro per esprimersi: vedere e essere visti, in un dialogo costante, accogliente e basilare per la vita (D.Winnicott “ Sviluppo affettivo e ambiente” 1970)

La madre in prima istanza e il padre poi, diventano “ il mondo”, la realtà, la possibilità di incontri  fondamentali per la costruzione di quel Sé che , come il Lego di vecchia memoria, si avvale di incastri perfetti,  al fine di creare una struttura salda  ma morbida e flessibile, che possa inserire altri incontri, conoscenze  e saperi per giungere a quella saggezza  che è quindi alla portata di ognuno.

Tale costruzione è necessario che sia vista, riconosciuta dal mondo poiché solo in questo modo si raggiunge la sanità del Sé, la sua salute, la sua armonia. Ulric Neisser, padre del Cognitivismo ecologico degli anni  ’70 (Conoscenza e Realtà 1976) parla di cinque Sé, che si integrano funzionalmente, tra cui il Sé Sociale che richiede il riconoscimento del proprio ruolo nel consesso  condiviso della società.

Essere visti, dunque o apparire inteso nel significato di presentarsi alla vista, farsi vedere, mostrarsi chiaramente. In effetti quando un bambino nasce …appare, mostrando se stesso in tutte le sue potenzialità. Ed è questo apparire che risulta necessario per creare quelle fondamentali interazioni che saranno la base del suo Sé. Fino a quel momento egli era soltanto un bambino fantasmatico, una creatura immaginaria e idealizzata senza alcuna possibilità di espressione di sé. E’ con il momento della sua apparizione che si crea la possibilità di una vita strutturata e piena.

Apparire è dunque funzionale alla vita di ognuno.

Il verbo apparire , però, assume anche un altro significato, specie in questi tempi grami in cui il farsi vedere diventa una necessità che viene prima dell’essere: è apparire che dà la sicurezza dell’esserci. Così essere ripresi da una telecamera crea  una identità , una sicurezza dell’esserci  perché appaio e non: appaio perché ci sono, ci sono perché sono visto e non: sono visto perché ci sono.  E’ una differenza sostanziale poiché è proprio tale diversità sequenziale che può offrire una sorta di spiegazione alla necessità, ad esempio degli adolescenti, di filmare con l’ausilio dei cellulari le loro bravate per poi inviarle al mondo attraverso internet. E’ un messaggio importante che viene lanciato, appaio = ci sono, che  le trasmissioni televisive di questi ultimi tempi hanno fruttuosamente lanciato. Telecamere che creano persone e personaggi identificati con neologismi inquietanti (tronista). Trasmissioni fatte di nulla che giocano sull’apparire, sul mostrasi ciò che non si è in un contenitore che crea identità fittizie e funzionali all’uso e poi gettate o ri-gettate quando non sono più utili allo scopo dell’audience. Situazioni spettacolari che sgretolano i capisaldi dell’identità proponendo il cambio di vite e realtà nello spazio di una settimana. Momenti teatrali inquietanti in cui l’individuo sente la necessità di raccontarsi al mondo mettendo a nudo magari una intimità offesa nel tentativo di essere se stesso (?!).

Tutto ciò va oltre alla necessità di apparire che porta, ad esempio, l’adolescente ad una omologazione del comportamento , dell’abbigliamento…che rappresenta una tappa quasi obbligata del ciclo di vita. In questo caso (anche se è una modalità che pochi genitori comprendono) apparire ha la funzione di trovarsi e ri-trovarsi nel gestire la separazione dal mondo dell’infanzia e la nuova individuazione di una propria identità usando l’apparire in un certo modo quasi come un oggetto transizionale, un ponte funzionale alla creazione della propria autonomia.

In questo caso l’apparire è in funzione dell’essere e non il contrario. E’ così deve essere nel vivere una vita piena e in continua evoluzione, dove il farsi vedere trova le risposte a domande pregnanti che l’essere umano si è posto in primis dentro di sé e poi, solo poi , fuori di sé.

Credo che questa ricerca interiore sia alla base di un sano vivere anche la realtà sociale che diventa così supporto e non guida, orientamento del Sé.

Da tutto questo scaturisce la libertà di ognuno di viversi la propria esistenza con senso di responsabilità verso sé stessi, riappropriandosi della funzione primaria dell’apparire:

quella di farsi vedere suscitando meraviglia, la meraviglia della propria ricchezza interiore.

 

 

 

                                                Dott.ssa  Giovannella Giorgetti

                                                          Counselor Trainer

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