Mercoledì 6 ottobre 2010 su gentile invito della Dott.ssa Liana Gerbi dell’AICI (associazione italiana counseling integrato) ho avuto modo di partecipare all’interessante convegno organizzato dalla FAIP (Federazione delle associazioni italiane di psicoterapia) dal titolo “La professione di Counselor; identità e confini”.
Questa professione emergente, a mio parere interessante e particolarmente adatta ai percorsi di studio ed alla base culturale dei laureati in sociologia, potrebbe costituire una specializzazione, una specificità, che può connotare meglio professionalmente il sociologo rispetto alla sempre lamentata genericità di indirizzo addebitata a questa figura.
Una osservazione in chiave sociologica sul tema consiste nel prendere coscienza che la soluzione del “problema Counseling” da affrontarsi con modalità “qui e ora” non è mai scorrelato dalle influenze dell’ambiente circostante ( sia esso l’ambito lavorativo, familiare, amicale) e quindi seppur non totalmente ma almeno parzialmente riconducibile a tematiche di natura sociale.
Ritengo quindi che i possibili ed auspicabili sviluppi della professione del Counselor siano una opportunità reale per i sociologi e che pertanto questi debbano “partecipare e presidiare” l’evolversi dell’affermazione del Counseling in Italia con molta energia.
Al convegno FAIP, erano presenti psicologi, pedagogisti, assistenti sociali, perfino avvocati ma non sociologi, ad eccezione del sottoscritto.
Come succede per i fenomeni della fisica, quando si crea uno spazio vuoto, qualcuno lo riempie.
Evidentemente però non si può essere superficiali, c’e’ bisogno infatti di un completamento culturale, da raggiungersi attraverso un percorso di formazione e certificazione autorevole e garantito ma ciò non toglie che non salire sul treno in partenza lascerebbe a piedi i sociologi rispetto a questo nuovo orizzonte professionale.
Dott. Marco Cuppoletti
Coord. Referenti ANS dip. Lazio
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