Immagini di malattia - 1

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La malattia è stata frequentemente rappresentata nelle varie forme artistiche. D’altra parte rappresenta un corollario costante della vita umana.

Le opere d’arte da tale punto di vista hanno quasi sempre un contenuto biografico: come non ricordare la poetessa Alda Merini, Vincent Van Gogh, Ligabue, Goya per citare i più conosciuti. Artisti che hanno dato alle loro opere quel profondo movimento emotivo che ne ha sancito la loro immortalità artistica.

Sarebbe un’impresa titanica passare in rassegna tutte le opere che in qualche modo  esprimono il rapporto tra uomo e malattia. Un rapporto complesso denso di carica emotiva, non sempre empaticamente riducibile nell’opera d’arte.

 

La prima opera è di un artista slovacco, Martin Hudáček. L’opera, una scultura, si intitola Monumento del bambino non nato.La considero un’opera straordinaria per due motivi. Il primo dimostra il coraggio dell’artista nell’affrontare la tematica dell’aborto che non mi risulta sia mai stato oggetto di considerazione nelle opere d’arte. Il secondo è legato all’opera stessa che mostra visivamente la presenza del non nato nell’atto di accarezzare una madre distrutta dal senso di colpa. Il dolore della madre è tangibile ed è altrettanto chiaro l’atto del perdono da parte del bambino. I materiali utilizzati rendono visivamente la pesantezza del senso di colpa e la trasparenza eterea del bambino.  

La presenza del bambino che non è nato è una costante nelle donne che hanno abortito, soprattutto nell’aborto per scelta.

Nell’attualità si pensa sempre all’aborto come un fatto tecnico non come una morte. Culturalmente si elimina il lutto, l’aborto diviene qualcosa di neutro. Non si elabora il lutto per il senso di colpa, il timore del giudizio, il senso di fallimento, soprattutto laddove l’evento si sia compiuto in solitudine, spesso in assenza del padre. Non sempre si trova sostegno ed empatia, possibilità di condividere il dolore. L’elaborazione del lutto non significa eliminare la sofferenza tentando di razionalizzarla ma nella sua accettazione. La psicologia insegna che un lutto non rielaborato determina conseguenze future.  La perdita non riguarda il solo bambino non nato ma anche la madre. Di fatto si annulla quello che potremmo definire ruolo materno. Viene messa in discussione l’identità di donna, di madre, di compagna e in sostanza distruggendo il frutto di un amore si distrugge l’amore medesimo. Non è raro che coppie si separino dopo un evento abortivo. Il fantasma abortivo si insinua nella relazione di coppia. Gravidanze successive possono risvegliare questo fantasma determinando problematiche psicopatologiche come la depressione. In questa scultura si può vedere tutto ciò se ci asteniamo dal pensare all’aborto, come spesso avviene, esclusivamente nei suoi aspetti tecnico-giuridici e ci concentriamo sugli aspetti umani.

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