esperienza e "psico...trappole"


spezzare catene
esperienza e " psico...trappole"

 

            Quando non raggiungiamo ciò che vogliamo o che crediamo di volere, facilmente quanto inconsapevolmente,  cadiamo in una situazione emotiva che il prof. Giorgio Nardone definisce psicotrappole, sofferenze che ci costruiamo da soli, comportamenti cioè che ciascuno di noi attiva, che costruisce involontariamente e di cui poi resta prigioniero.

            Come può accadere?

Si tratta di comportamenti che all’inizio hanno risolto dei problemi: erano soluzioni efficaci e così abbiamo imparato ad applicarle sempre, anche se i risultati si sono rivelati deludenti.

Eccole, sono queste le psicotrappole: le tentate soluzioni fallimentari.

Ci complichiamo la vita da soli, ci avvolgiamo nelle catene proprio come faceva Houdini, solo che lo facciamo senza rendercene conto.

Chiunque può costruirsi le psicotrappole di cui diventare prigioniero, non solo chi è scarsamente dotato, fragile o ignorante. Nella mia esperienza di clinico, al contrario, i casi più incredibili e difficili da trattare riguardavano persone eccezionalmente dotate: proprio in virtù delle loro capacità superiori questi soggetti estremizzano anche i problemi.

Si potrebbe affermare che la complicazione psicopatologica è direttamente proporzionale all’intelligenza e alle capacità del soggetto che ne soffre, poiché, proprio in virtù di queste, è in grado di scavarsi una trappola ben più profonda, o di costruirsi intorno una prigione o un labirinto da cui sembra impossibile fuggire. Giorgio Nardone, Psicotrappole, Ponte alle Grazie, 2013

Di quali catene, ad esempio possiamo essere vittime inconsapevoli?

 

È possibile liberarci da queste involontarie, quanto tenaci catene?

Possiamo cominciare con il  riconoscerle  e troveremo le risorse anche percombatterle!

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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