IL COUNSELING E LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI


personale sanitario

Alcuni giorni fa, ho scritto al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali circa alcuni articoli pubblicati da diverse testate giornalistiche e da alcuni servizi trasmessi dai principali telegiornali nazionali inerenti al dilemma dell'evasione fiscale derivato dal "lavoro nero" dove purtroppo viene evidenziata in maniera eclatante la figura dell'Operatore Sanitario in genere (Infermiere, Operatore Sociosanitario, Fisioterapista ecc). Mi duole constatare che il personale sanitario del comparto (a differenza del personale medico che gode di ogni privilegio potendo operare in intra od extra moenia all'interno della struttura pubblica, esercitare la professione in studi privati ecc) è assoggettato al D.P.R. N. 3 del 1957, un Decreto di oltre cinquant'anni fa che blocca la possibilità di incarichi extraprofessionali a tutti i lavoratori del comparto della sanità a tempo pieno ed indeterminato "tarpando le ali" a tutti coloro come il sottoscritto che, con tanto entusiasmo e con tanto sacrificio, hanno conseguito il Master di Counseling con la speranza di esercitare la professione in maniera limpida senza rischiare sanzioni disciplinari (il licenziamento) da parte della propria pubblica amministrazione.

 

La poca chiarezza appare anche nel seguente Decreto 165/2001 dove, in linera molto generica, presenta un apertura in tal senso dove viene indicata la discrezionalità da parte della Pubblica Amministrazione, la  quale però prende riferimento solo ed esclusivamente al D.P.R. sopraindicato comunicando al dipendente il proprio diniego alla richesta.

Mi viene da pensare che le Pubbliche Amministrazioni non sbagliano ne a conferire un autorizzazione ne a negarla e, quindi, la tendenza è quella di negarla inesorabilmente anche a causa di una normativa chiara, non interpretabile che metta fine a questa situazione descriminatoria che permette alle "caste protette" di fare il bello ed il cattivo tempo.

 

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