prudenza e saggezza, non proprio sinonimi...


prudenza e saggezza, non proprio sinonimi...

 

            Si richiedon più cose oggi per un solo savio di quante ne occorressero anticamente per sette; e ci vuole più abilità per trattare con un solo uomo in questi nostri tempi, che non per aver a che fare con un popolo intero in passato.

             Appena percettibile l'eco di un  linguaggio d'altri tempi e forte la sensazione che siamo di fronte all'ennesimo spot efficace (sul web come nei numerosissimi Corsi, Incontri, Convegni...) che sintetizza in "semplici" e ben definiti step una strategia per il successo, capace di aggregare consenso promettendone a ciascuno dei seguaci altrettanto, con annessi guadagni...economici.

Dicevamo dunque un'eco arcaica: in effetti la parola savio è scomparsa da tempo dal nostro linguaggio, come il termine saggio. La saggezza stessa, intesa come equilibrio e misura, è stata fagocitata e inghiottita da quella che per alcuni è la peculiare caratteristica del nostro tempo e cioè l'assenza di misura, la scomparsa del senso del limite. Sarebbe stato già preoccupante aver perso la percezione del limite, nelle azioni, nei comportamenti, nei progetti, ma addirittura, senza avvedercene ne abbiamo annullato il senso, la ragion d'essere. Forse non riusciamo nemmeno a ricostruire come sia potuto accadere, ma è accaduto e gli esempi intorno a noi ad ogni istante ne sono una inequivocabile conferma. È sufficiente osservare i bambini, contagiati da una iperattività incontrollabile o, meglio, che noi adulti non crediamo neppure ormai di dover contrastare e che devasta inevitabilmente ogni forma di attenzione, ed è  nemica acerrima della concentrazione, della riflessione (invano poi cercata o peggio pretesa da educatori, insegnanti e genitori).

 

            La citazione iniziale è tratta da L'arte della prudenza di Baltasar Graciàn, filosofo e scrittore gesuita, uno degli spiriti più illuminati del suo secolo... il XVII, infatti il testo risale al 1647. Le opere di Baltasar Graciàn hanno trovato una larga accoglienza nell'ambiente letterario e filosofico europeo, in modo particolare durante l'Illuminismo. Arthur Schopenhauer fu traduttore d'eccezione del suo Oracolo, in lingua tedesca e mise in rilievo il valore filosofico di quest'opera citandola più volte negli  Aforismi sulla saggezza del vivere.

Nella prefazione al testo, Sergio Romano (Baltasar Graciàn, L'arte della prudenza, Milano 2009) scrive: Un prontuario di disciplina sociale, un galateo per amministrare con intelligenza la propria reputazione, un manuale per sopravvivere alla tirannia del sovrano e all’ignoranza dei propri simili.

In pieno Seicento, mentre l’Europa è insanguinata da impetuose passioni civili e religiose, un gesuita spagnolo scrive questo piccolo trattato di ineguagliata finezza intellettuale.

Non sappiamo se e quanto [ l'Arte della prudenza e altri testi di precettistica prudenziale coèvi] abbiano giovato a coloro che dovettero vivere in tempi così funesti. Sappiamo tuttavia che Gracián fu richiamato all’ordine dai suoi superiori, condannato a un periodo di pane e acqua, privato della cattedra. Raccomandò la prudenza, ma lo fece con franchezza, intelligenza, efficacia, vale a dire con virtù che i suoi confratelli gesuiti considerarono inopportune.

            E già, le virtù sono pregevoli ma se non condivise da chi ha potere... Interessante questo esempio di "esclusione", non raro nel Seicento ma forse forse neppure oggi se siamo indotti a insistere persino con gli educatori sul valore delle diversità, sulla diversità come opportunità, sull'integrazione piena, sull'inclusione (segno di diffuse difficoltà ad accettarle e soprattutto a farne una buona pratica).

            Prosegue Sergio Romano:

 Letto dai regnanti dell’epoca, amato dagli uomini di potere di ogni tempo, questo trattato ispira e consiglia oggi molti manager d’oltreoceano.

            Manager d'oltreoceano?  forse non solo loro... e se leggiamo qua e là, come non trovare affinità addirittura con  le strategie di counseling.

Ne trascrivo qualche esempio.

            Nell'aforisma 140 (300 il totale degli aforismi): Trovar subito quel che c'è di buono in una cosa è adombrato un nodo essenziale, fondamento di ogni approccio di counseling: cambiare il punto di osservazione della realtà, per trovare gli aspetti positivi anche in una situazione difficile:

            È questo il privilegio del buon gusto. Tuttavia [...] è così disgraziata l'indole di certuni che tra mille perfezioni andranno a  imbattersi nell'unico difetto che esiste, e mentre lo censurano ne sono tutti compiaciuti e [...] non fanno che andare notando e annotando difetti e pecche, dando in tal modo indizio certo di cercare piuttosto il castigo per la pessima scelta che hanno fatto che non un utile uso per la sottigliezza. Fanno una vita grama, perché si nutrono di amarezze e cercan pascolo solo nelle imperfezioni. Più felice è invece il gusto di altri che, in mezzo a mille difetti, troveranno subito quell'unica perfezione che la sorte lasciò cadere nel mucchio.

            Un altro esempio: riuscire  ad ottenere ciò che ci sembrava impossibile? aforisma 204: Le cose facili si debbono affrontare come se fossero difficili, e quelle difficili come se fossero facili.

Nel primo caso, affinché l'eccessiva fiducia non dorma, nel secondo affinché la troppa diffidenza non ci inceppi. Per non riuscire a fare una cosa, basta darla già per fatta; mentre all'opposto, la diligenza spiana ogni impossibilità.

            E per chi crede che seguire la moda sia la strada sempre giusta, per sentirsi come gli altri, aforisma 120: Vivere secondo la moda

Perfino il sapere deve seguire la moda; e dove non è di moda bisogna sapersi fingere ignoranti. Il modo di ragionare e i gusti mutano secondo i tempi: non si deve ragionare all'antica, e si deve seguire il gusto moderno. Il gusto universale ha il primo voto in ogni ordine di cose. E perciò è giocoforza seguirlo per il momento e proporselo a modello; bisogna adattarsi al presente, anche se ci par meglio il passato, tanto negli ornamenti dello spirito che in quelli del corpo

Soltanto nella bontà non ha valore questa regola di vita, perché in ogni tempo si deve praticar la virtù.

Gli uomini dabbene, anche se si considerano fatti all'antica, sono sempre amati. Però, se ancora qualcuno ce n'è, nessuno lo frequenta né lo imita.

            In fondo, lo sappiamo che dal passato può raggiungerci ciò che conferma quanto credevamo di aver...scoperto or ora, e tuttavia è molto piacevole constatare quanto sia trasversale e di ogni tempo la suggestione del pensiero che arriva in  profondità. E uno sprone ad agire è accogliere l'amarezza di chi ha vissuto le funeste vicende del Seicento [conclusione aforisma 120]:

            Infelicità grande del nostro secolo, questa di considerare estranea la virtù  usuale la malizia! Viva dunque il saggio come può, se non come vorrebbe; e tenga in maggior conto quel che la sorte gli ha concesso che non ciò che gli ha negato.

 

Attrezziamoci per affinare la nostra arte di vivere.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

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