L’inclusione è il pane dell’anima


 

L’inclusione è il pane dell’anima

 

Il rispetto della diversità comporta la tolleranza delle idee, delle scelte, delle posizioni dell’altro. Ma potremmo riuscire a combattere le ignoranze che le credenze popolari o i preconcetti religiosi comportano? Lasciandoci guidare dall’amore e bandendo ogni forma di giudizio misto a paura potremmo vivere l’altro come un diverso da conoscere e non un nemico da combattere.

Integrando in noi tutta la nostra identitàpotremmo riuscire a evitare quel senso di annientamento che la nostra stessa intolleranza, insofferenza, intransigenza, ostilità, aggressione ci procura. Aprendoci all’accoglienza di idee, sentimenti, culture, religioni, gusti potremmo liberarci dall’ignoranza che alimenta l’intolleranza.

 

Inclusione e accettazione per  superare conflitti di appartenenza e riconoscimento permettono di soddisfare i bisogni di identità e autonomia. La persona con bisogni educativi speciali deve trovare ascolto e sostegno, affermarsi in maniera dignitosa e rispettosa. L’educatore per essere speciale e soddisfare bisogni speciali deve armarsi di saggezza e compassione alimentando calore e umanità, disarmandosi dall’arroganza, l’orgoglio e il disprezzo che altro non sono che incrostazioni del cuore.

La richiesta di integrazione, che gli alunni disabili pongono alla scuola in modo così evidente, costituisce una necessità propria di ciascun alunno. Emerge da parte loro il bisogno di sentirsi realmente accolti, accettati, riconosciuti, inglobati poiché spesso si portano dietro conflitti di eliminazione, rifiuto, svalorizzazione e l’urgenza più incombente spesso è il  bisogno di appartenenza al gruppo per condividere amore, unione e sentirsi completo, non isolato e frammentato. Integrato e integro per superare problemi, difficoltà e conflitti, insuccessi e fallimenti per ritrovare l’energia vitale e il proprio potenziale creativo. Attraverso il deficit dell’altro e in presenza della diversità  possiamo maturare imparando a vivere integrando noi stessi nel globale sistema umanitario.

L’opera di integrazione ci riguarda, tutti. Ma spesso l’altro è un problema perché ci inquieta e non è facile guardare in faccia il male, il deficit, l’handicap. E’ guardare l’ombra di noi stessi, la nostra parte ignota. Per operare l’integrazione bisogna riconoscere, accettare, amare la nostra zona d’ombra. Ognuno vede nel prossimo un nemico e la vera forza dell’integrazione è superare la malvagità umana.

La vera integrazione, quella più difficile, è l’interazione. L’interazione è il superamento delle ostilità  da realizzare nei confronti  di “Caino”, il mostro etico che non conosciamo e che abita in noi. In ciascuno di noi. Non lo si vuole riconosce  perché fa paura, non  piace, “è diverso”! Ma è la nostra diversità che dobbiamo imparare a riconoscere. L‘integrazione tra  me e me è la prima integrazione da fare.

Imparare a vedere i propri limiti, accettare che nessuno è perfetto, ammettere di avere degli handicap è un percorso per imparare ad essere se stessi e a trovare il proprio posto nella società. Ammettendo le nostre imperfezioni ci prepariamo ad accogliere meglio l’altro e la nostra zona d’ombra che, troppo spesso, preferiamo non vedere ma che l’altro ci restituisce.

 

Esperienza pratica con una seconda media

Tutti noi abbiamo i nostri punti di forza sui quali ci appoggiamo e che non esitiamo a mostrare. Ma le nostre debolezze? Le sappiamo percepire, riconoscere e ammettere? E cosa proviamo nel momento in cui le percepiamo? Preferiamo occultarle per farci accettare dall’altro?

 

 Riflessione scritta : “ rifletti su quali sono i tuoi punti di forza e quali i tuoi punti deboli”

1.           Sottolinea tutti i punti di forza e di debolezza che hai trovato

2.           Evidenzia il tuo pregio al quale non vuoi rinunciare

3.           Evidenzia il tuo punto di debolezza che vorresti cambiare

4.           Spiega il significato delle caratteristiche che hai evidenziato

5.           Cerca il significato sul dizionario e verifica se corrisponde

6.           Scrivi accanto alla debolezza che hai scelto il suo contrario

 

Claudia:  Un mio punto di forza è la mia coerenza , che però alcune volte si trasforma in difetto diventando testardaggine.

Un altro mio punto di forza è la mia pazienza.

I miei handicap principali sono la mia paura dei ragni e la mia grande insicurezza.

Coerenza : mi considero coerente perché non dico mai una cosa e poi ne faccio un’altra.

Insicurezza: non sono mai sicura su quello che faccio e ho sempre paura di sbagliare.

Coerenza: coesistere, l ‘essere coerente.

Insicurezza: difficoltà nel prendere decisioni.

 

Valerio: I miei punti di forza sono la simpatia, la curiosità, la sincerità e la sicurezza.Al contrario sono poco volenteroso e un altro mio punto debole è prendere virus sul computer.

Sicurezza: mi sento sicuro di fronte a delle scelte importanti

Poco volenteroso: sono poco volenteroso nel fare i compiti.

Sicurezza: compiere senza esitazione delle scelte.

Poco volenteroso: con poca buona volontà.

 

Gian Pier: Un mio punto di forza è il fatto che sono logico, inoltre non sono violento e non sono maleducato.

Le mie debolezze principali invece sono la paura dei cani quando abbaiano, la paura dell’ascensore e il fatto che penso sempre negativo.

Logico: sono una persona logica e questo mi aiuta a fare i compiti.

Penso sempre negativo: quando spero intenzionalmente che succeda qualcosa, nella mia mente sento che non succederà.

Logico: chi ragiona con logica.

Negativo: non positivo, che esprime negazione.

 

Dopo la riflessione scritta individuale nasce un momento di confronto in cui, chi vuole, si espone leggendo ciò che ha scritto.

 

Aminta Patrizia Infantino, Counselor e  Docente di Sostegno Scuola Superiore di primo grado "Cecco Angiolieri" - Roma

L'articolo è tratto dal libro:  Alunni Speciali. Apprendere l'inclusione a scuola.  Aminta Patrizia Infantino. Ed La Meridiana. Luglio 2012

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