Risvegli anno 2012

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risvegli filmChi non ricorda il film “Risvegli” tratto dall’omonimo libro di Oliver Sacks?  Il tema del film ci riporta ad alcune riflessioni sul tema della ricerca scientifica, dell’assistenza ai malati cronici, del concetto di inguaribilità e cura. Tematiche attualissimi stante il progressivo invecchiamento della popolazione, l’allungamento della vita media, l’aumentata prevalenza delle patologie cronico-degenerative.  I bisogni sono divenuti nel tempo sempre più complessi affiancando agli aspetti di pertinenza esclusivamente sanitaria quelli di natura socio-assistenziale. Le politiche sanitarie richiedono dunque la ricerca di nuovi strumenti e modelli di gestione in grado di garantire adeguati livelli di qualità delle prestazioni e che  nel contempo assicurino la cura e l’assistenza in un’ottica di rispetto della dignità della Persona.

Ciò non deve però essere d’ostacolo al tentativo di fornire risposte alle altre riflessioni che solleva il film: la speranza, la dedizione alla cura, la passione per l’arte medica ed infermieristica e non da ultimo la passione per il soggetto essere umano.

 

Ciononostante la dignità umana è spesso succube delle regole del risparmio, della crisi economica che privilegiano il conto economico alle persone.Si stenta a farsi carico delle paure che affliggono tutte le persone malate, come quella di morire, di provare dolore, decadere nel corpo e di perdere autonomia. La paura, la sofferenza non sono inscritte nei DRG. Il riconoscimento della sofferenza altrui è però un passo cruciale per dar dignità al malato, per non renderlo puro oggetto di cura. Non va confusa la dignità del malato con la libera scelta delle cure enfatizzata attraverso il consenso informato. Se esiste il diritto al consenso informato esiste anche il diritto alla speranza che nessuna spending review può intaccare.  La dignità è un diritto e in quanto tale deve essere  parte integrante della cura, dell’assistenza. Il Medico che cura ha questo compito prioritario che non può venir meno se non defraudando la propria professione di quella mission che determina il valore principe della Medicina. Emblematica la riflessione di Oliver Sacks nella descrizione di un caso descritto nel libro “L’uomo che scambiò la moglie per un cappello”: “per quanto grandi siano il danno organico e la dissoluzione umana, rimane intatta la possibilità di una reintegrazione attraverso...il contatto con lo spirito umano; e questo può avvenire anche in presenza di uno stato di devastazione neurologica che in un primo tempo appare senza speranza”.  Non esiste umanizzazione delle cure in carenza del prioritario riconoscimento del valore intangibile della dignità umana. Come scrisse il giornalista Romano Battaglia recentemente scomparso “Finché la mano e la mente ti guideranno non smettere mai di amare la vita. Anche se aiuterai una sola anima non avrai vissuto invano

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