Il rischio


domandePer acquisire vera sicurezza, sentirsi fiduciosi, vivere amore autentico, sentirsi realizzati, in pace con se stessi e gli altri, si deve imparare a correre qualche rischio. Non esiste altro modo. La nostra vita migliora solo quando si affrontano i rischi e il primo e più pericoloso è essere onesti con se stessi. Vi siete mai chiesti: “Mi occorre un cambiamento?”. Se la risposta è affermativa, bisogna agire altrimenti la conseguenza è la frustrazione.

Pensate di dover cambiare?
Chiaramente, correre un rischio è difficile e il pericolo ne è una componente importante. Arrischiare significa spingersi  più oltre di quanto si sia mai fatto.
L’essenza di ogni rischio si può ridurre a una sola domanda: “Cos’è che voglio e che non ho il coraggio di affrontare?”. Sin dal primo vagito, noi vogliamo di più. E qualsiasi cosa si cerchi – amore, potere, autostima, - cosa si frappone ai nostri desideri?

 


Credo che si tratti della paura di perdere qualcosa.
Infatti, quando affrontiamo un rischio, la nostra preoccupazione principale non è forse quella di rimetterci qualcosa? Eppure, per ironia, il più delle volte non sappiamo precisare cosa potremmo perdere.
A volte ne abbiamo appena la sgradevole impressione e anch’io mi sono trovato bloccato in varie occasioni da quell’oscuro sospetto. L’ansietà  aumenta quando non si riesce a identificare le eventualità negative. Mi sono reso conto che è nel momento preciso in cui questa sensazione è più intensa che provo l’impulso di arretrare.
Fortunatamente ho imparato che se si affrontano i rischi intelligentemente, si deve tener conto di tre perdite insite in qualsiasi rischio.


I tre rischi

1.    la perdita positiva.
2.    la perdita pratica.
3.    la perdita potenziale.

La perdita positiva è una perdita d’innocenza o d’ignoranza. Questo accade quando si riconosce di non essere più soddisfatti di una situazione. Questa presa di coscienza mette a disagio perché, ammessa la verità, occorre precedere a una scelta: o non far nulla e rimanere insoddisfatti, oppure rischiare e subirne le conseguenze. L’appagamento è finito. Quando l’operaio dice: “ Non sono contento del mio lavoro”, se una donna lamenta : “Devo studiare di più”, accettano una perdita positiva.

La perdita pratica corrisponde a ciò che dobbiamo abbandonare per fare un passo avanti. Per esempio, per passare a un nuovo lavoro occorre lasciare il precedente. Allo stesso modo, per impegnarsi in una nuova relazione, la donna dovrà sbarazzarsi dell’amico insoddisfacente e per frequentare il college lo studente dovrà lasciare la casa dei genitori.
Sebbene una perdita positiva significhi che si sta effettuando una scelta, gran parte dell’ansia che si prova è dovuta alla perdita pratica. Come soldati in guerra, molti di noi lottano più strenuamente per conservare ciò che hanno, che per ottenere qualcosa di nuovo. Non è facile lasciar perdere, anche se si tratta di un nuovo lavoro che si odia o di un rapporto deprimente.

La perdita potenziale è la perdita tangibile che si verifica quando si corre un rischio e il risultato non è quello auspicato. Solitamente è la più facile da individuare ed è quella che dà origine a molte incertezze: “ E se mi licenziassero dal nuovo posto? E se la nuova relazione non funzionasse? E se mi bocceranno?”.

Il nostro destino è crescere. E tenete presente che il nocciolo di ogni rischio è la domanda: “ Cos’è che voglio, ma non ho il coraggio di affrontare?”

Potrebbero interessarti ...