Ascoltare: mettere la distanza tra contenuti del messaggio e rumori di fondo


bauman“Si potrebbe dire che la linea che separa un messaggio importante, l’oggetto apparente della comunicazione, dal rumore di fondo, suo dichiarato avversario ed ostacolo, è praticamente scomparsa“. 1

Le parole del sociologo Zygmunt Bauman si riferiscono, nello specifico, alla quantità abnorme di informazione che nella società post-moderna dilaga, spesso non richiesta, dai media tecnologici nelle menti degli individui – consumatori.

L’eccesso di dati, la rapidità con cui vengono emessi, la loro costante reiterazione finiscono, secondo l’Autore, per azzerare la specificità dei contenuti rendendo il messaggio una sorta di blob indistinto che non si sa più, nemmeno ha ormai importanza saperlo, se sia un messaggio politico o pubblicitario, se riguardi lo spettacolo o la vita sociale, i sentimenti o un nuovo modello d’auto.

Il contenuto del messaggio, conclude l’Autore in quel passaggio, non si distingue più dalle modalità con cui viene emesso: rapidità, ripetitività, toni invasivi, ecc. Tali variabili ( i “ rumori di fondo “ ) anzi prendono il sopravvento sui contenuti. Il messaggio, in ultimo, trasmette se stesso più che la realtà esterna a cui rimanda o dovrebbe rimandare ( come già aveva predetto McLuhan nella celebre affermazione “ il mezzo è il messaggio “ 2 ).

 

Quanto sostenuto da Bauman vale, o può valere, non solo per la comunicazione realizzata attraverso i media tecnologici ma anche per quel che riguarda le relazioni interpersonali dirette, quelle insomma “ faccia a faccia “. Vale, cioè, anche per i messaggi verbali e non verbali che gli individui si scambiano quotidianamente in famiglia, nel lavoro o nel sociale.

 

In tali contesti, a volte, i momenti di conflittualità, di incomprensioni e di disagio, di frustrazione e demotivazione hanno spesso origine da una coincidenza tra il messaggio, l’ “ oggetto apparente della comunicazione “ secondo l’espressione di Bauman, ed i rumori di fondo ossia la totalità delle aspre modalità non verbali che lo veicolano.

Quando ciò accade, la risposta di chi è il destinatario dello stimolo consiste in una reazione rivolta unicamente alla forma o, per meglio dire, a quel blob indistinto che è un miscuglio di forma e contenuto del messaggio.

 

In queste circostanze, perciò, si finisce con il non saper più a che cosa si reagisce. Il più delle volte ci si accorge solo in ritardo che ci si è rivolti a qualcosa che non era, o lo era solo parzialmente, ciò che l’interlocutore aveva effettivamente detto o voleva effettivamente dire. Tant’è che gli esiti di questo genere di scambio sono per lo più insoddisfacenti. Forniscono solo un apparente e momentaneo sollievo e di fatto non solo non risolvono la conflittualità ma anzi finiscono per reiterarla. Per alimentarla, con tutto ciò che consegue in termini di emozioni e pensieri negativi Il tentativo di sciogliere i nodi comunicativi diventa, paradossalmente, il nutrimento della medesima impasse.

 

In quest’ottica ecco che ben si definisce, allora, il significato di’ ” ascolto “.

“ Ascoltare “ generalmente è inteso come porsi di fronte all’altro in uno stato di attenzione ed empatia. E’ accoglienza, comprensione, condivisione se non di esperienze quantomeno di stati d’animo connessi a quell’esperienze che, nella realtà, restano inevitabilmente distanti e mai veramente condivisibili.

Ma “ ascoltare “ non è un atteggiamento passivo. E’ certamente comprensione ed accoglienza che, però, vanno tradotti in risposte e a volte anche forti capaci di manifestare riconoscimento ma anche dissenso, accettazione ma non giustificazione.

 

Risposte il cui scopo è proprio ripristinare la distanza tra “ rumore di fondo “ e contenuto del messaggio per far sì che al di là dell’ “ oggetto apparente della comunicazione “ trovi spazio, tempo e voce l’ oggetto “ effettivo “ della comunicazione.

Compito non sempre agevole dal momento che le “ distorsioni “ costituiscono le variabili più cariche di emotività, sia per chi emette il messaggio che per chi ne è il ricevente, e dunque quelle a cui più immediatamente si tende a reagire.

Compito non facile in quanto è proprio nei rumori di fondo che l’emittente più si riconosce.

 

1 BAUMAN Z., L’etica in un mondo di consumatori, Editori Laterza, Roma – Bari, 2011, pag. 130

2 MCLUHAN M., Gli strumenti del comunicare, Edizioni Il Saggiatore, Milano, 1967, pag. 15

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